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Tonalestate 2003

2003. un bello e orribile mostro si sferra. Questo sistema scientifico-tecnico e la civiltà della tecnica, che tendono a togliere di mezzo il proprio senso, cioè l’uomo, estendendosi all’intero pianeta, che faranno dunque di noi? Che faranno delle forme tradizionali di civiltà e di cultura? L’organizzazione tecnologica della civiltà, per sopravvivere e dominare, dovrà impedire che l’uomo abbia un significato e una salvezza che siano “altro” dalla tecnica stessa? Ma l’uomo e la sua esistenza sono proprio come una macchina? Le varie forme del sapere scientifico si vedono ancora in relazione all’uomo come esistenziale mistero? La tecnica non rischia forse di divenire il principio e il punto di riferimento di ogni forma di cultura, di civiltà e di salvezza, sostituendo ogni dio? Di fronte a queste domande, Tonalestate cita, al proposito, la frase del filosofo Martin Heidegger: “Ormai, solo un Dio ci può salvare”. E, con questa non pessimistica ma realistica constatazione, devono risorgere la speranza e la possibilità di un nuovo inizio, poiché, come dice ancora Heidegger parafrasando Hölderlin, “là dove c’è il pericolo, cresce anche ciò che salva”, cioè, dove il bene sembra assente, proprio questa impressione di assenza è la prova della sua presenza.

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