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Tonalestate 2019 | Gli uomini nuovi

8 Luglio 2019 Nessun Commento

 

Non è al singolare – l’uomo nuovo – ma al plurale – gli uomini nuovi – il tema proposto dal Tonalestate per festeggiare e riflettere sui vent’anni della sua storia. Fu infatti nell’estate del 2000 che il professor Giovanni Riva diede inizio all’esperienza culturale del Tonalestate, esperienza che ha accompagnato, anno dopo anno, l’impegno e il lavoro di tanti intellettuali, di tanti universitari, di tanti giovani e non più giovani di ogni parte del mondo, costruendo con loro strumenti di giudizio ma soprattutto offrendo quella solida continuità di rapporto che è necessaria, o meglio indispensabile, per una presenza capace di trasformare la società.

Vent’anni fa il mondo, nella sua forma, era diverso da quello di oggi perché gli strumenti virtuali erano meno determinanti: ancora ci si guardava in faccia e incontrarsi, parlare, discutere erano parte normale della vita quotidiana. Oggi, quando il rapporto con gli altri è diventato quasi sempre una parola detta da lontano o lo scambio di una serie di fotografie e di messaggi (e uno passa, generosamente, buona parte della sua giornata a vedere immagini o a leggere messaggi), incontrarsi sappiamo che è diventata una fatica, perché richiede un distacco dalla virtualità che ha quasi il sapore del sacrificio. Eppure, è necessario e indispensabile vedersi, incontrarsi, parlare, condividere, assaporare l’odore acre o il dolce profumo dell’altro e degli altri che ci sono vicini, con i loro repentini cambiamenti di umore, con i loro volti che esprimono il passare del tempo, col loro esserci che potrebbe trasformarsi in un attimo in un non esserci più. Quando la coscienza è raggiunta dalla provvisorietà, con quanta delicatezza ci si accosta all’altro, quasi lo si tiene stretto in un abbraccio che è già memoria, e lo si valorizza, in un sacro rispetto per la sua presenza che potrebbe essere momentanea quando, invece, abbiamo bisogno che sia eterna.

Passare dalla guerra alla pace richiede il sacrificio di stare, in ogni modo e forma, vicino agli altri, di assaporarne la natura, i problemi, le gioie, in un gomito a gomito che a volte infastidisce, intimorisce o fa tremare, in una prossimità, magari senza parole, che è indispensabile perché la guerra (e con questa parola si indicano sia le guerre, ancora numerose, che si combattono con o senza armi in troppe parti del mondo, ma anche le guerre provocate dalle nostre solitudini, dalle nostre paure, dalle angosce che covano in noi e che a volte esplodono facendo tante stragi come quelle provocate da una bomba) si trasformi in pace (e con questa parola si indica non solo una convivenza senza bombe e senza armi, ma anche quella pace che sollecita l’uomo a piangere con chi piange e a gioire con chi gioisce, condividendo insieme il cammino su questa terra che ci antecede e che continuerà ad esistere anche quando per noi l’essere stati qui rimarrà, forse, solo un ricordo).

Tutti i testi apocalittici (in die irae, nel giorno del giudizio), che siamo stati abituati a leggere come un preannuncio di strazianti disgrazie che si concludono, a fuoco e fiamme, nella temuta condanna a una sofferenza eterna, hanno invece in sé la proposta di camminare in compagnia degli angeli (cioè di uomini nuovi, chiamati angeli appunto perché difficili da descrivere in quanto radicalmente rinnovati e in quanto annunciatori di una radicale novità), e di andare con loro verso l’alto, godendo e non temendo la pace, quella pace che libera non solo dalle tante nostre paure ma anche dalla superficialità del litigio. Questi testi suggeriscono un modo di vivere adeguato a uomini liberi da quel tipo di ali nefaste, sempre pronte a fuggire o a condannare. Se riusciamo, dunque, dedichiamo un po’ di tempo a leggerli questi testi apocalittici – da quello di san Giovanni ai libri di Giobbe, di Enoc o di Arda Viraf – perché non insegnano la condanna e la fuga, ma un perdono che libera e che genera pace.

E intanto il Tonalestate, fonte profonda di cultura sempre alternativa alla mentalità dominante, questo Tonalestate paziente, mai cinico, distratto o indifferente, questo Tonalestate attento agli uomini e sempre incurante della propria povertà di mezzi, persevera a proporre luoghi di pace, cioè isole di resistenza alla mentalità dominante, nella coscienza che, solo camminando insieme, si fa l’esperienza di essere hombres nuevos, constructores de nueva humanidad, come dice un canto spagnolo, un canto che è poi una preghiera che domanda di avere un cuore grande capace di amare e un cuore forte capace di lottare. E anche qui si usa il plurale. Infatti, solo insieme si è nuovi. Ed è questa la vera, grande sfida che ci lancia il nostro tempo.

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