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Mostre pittoriche e fotografiche a Tonalestate 2003

2 Luglio 2010 Nessun Commento

La grazia sottile

L’arte non si impone all’occhio dell’osservatore, non lo travolge, ma lo accoglie all’interno di una sottile grazia, che si comunica nella libertà di chi crea l’opera e di chi la guarda. Le esposizioni fotografiche e pittoriche di Tonalestate mostrano quest’arte, quella autentica e profonda, che riproduce il desiderio, tanto dell’umanità quanto del singolo, di un significato armonioso. Oggi, nel mondo della tecnica, tonalestate propone artisti mossi da questa grazia intima e totale.
 
Dal 31 luglio al 5 agosto:
9.00/13.00 – 15.30/20.00
 
SALA FAUSTINELLI Piazzale Europa 70, 25056 Ponte di Legno (Brescia)
FRANCESCO FONTANESI –  KEI NEMOTO – KARINA MARVELY CEDILLOS

SCUOLA ELEMENTARE Via Nino Bixio 42, 25056 Ponte di Legno (Brescia)
Mostra fotografica a memoria di A. RAFFAELE CIRIELLO
Proiezione dei video “Un mondo in guerra” di: GIORGIO FORNONI
e le ultime riprese di A. RAFFAELE CIRIELLO a Ramallah

SALA MOSTRE c/o sede del Municipio Piazzale Europa 10, 25056 Ponte di legno (Brescia)
VLADIMIR SABILLON – MARCELLE BRIGER

HOTEL MIRELLA via roma 21, 25056 Ponte di Legno (Brescia)

Tonalestate e I Sant’Innocenti presentano mostra collettiva:
E manca a chi ha sete il mio bicchiere d’acqua
con la partecipazione dei fotografi:
GIAN GUIDO FOLLONI, MARCO PICCINETTI, GIANNI BINELLI, GIUSEPPE MARIA CODAZZI,FERNANDO BASSI, KARINA MARVELY CEDILLOS.

 
 
GIORGIO FORNONI
Ha 53 anni e da più di 20 gira il mondo per raccontare speranze, tragedie e dignità di uomini. Non è la mostra di sé che conta per Giorgio, bensì il dare respiro, voce e visibilità a chi altrimenti non ne avrebbe la possibilità.
Giorgio ha poco più di cinquant’ anni, è commercialista , ha lottato con tenacia per studiare e raggiungere la sua professionalità.
Tra gli altri ha intervistato il sub comandante Marcos, capo zapatista, e il nobel per la pace Rigoberta Menchù e Monsignor Belo.
Di quasi ogni viaggio Giorgio Fornoni realizza dei video che da qualche tempo trovano sempre maggior spazio su importanti reti televisive, nazionali e internazionali.

MARCELLE BRIGER
Marcelle Briger è nata ad Hanoi nel 1949 e all’età di 5 anni, fuggendo dalla guerra in Indocina, si è trasferita in Francia.
L’inizio della sua vita artistica porta la data del 1973, quando, in un viaggio in Israele, espose le sue opere per la prima volta. Durante il periodo che visse in terra Santa confermò il suo grande interesse per l’arte.
A partire da questo anno il suo lavoro non cesso mai e nel 1980 conosce Franck Innocent, l’influenza del quale definì il suo stile espressionista. Conosce anche il pittore francese Gen Paul, che la introduce nel mondo delle gallerie.
Nel 1988, Marcelle decide di cambiare scenario e viaggia per la prima volta in Messico, dove incontra una specie di Vietnam spagnolo che la fa sentire subito a casa. Dopo poco tempo e nei 10 anni successivi Marcelle si installa a Città del Messico, dove attualmente risiede.

A. RAFFAELE CIRIELLO
Ufficialmente era medico. Chirurgo plastico per l’esattezza, ma il suo cuore e il suo più autentico impegno professionale erano rivolti da anni alla fotografia. Aveva esordito a 32 anni con la fotografia sportiva, seguendo le edizioni 1991 e 1992 della Parigi- Dakar. Lì tra le sabbie del Sahara aveva trasformato la passione in un autentico lavoro. E lì aveva scoperto l’Africa, la sua travolgente vitalità e le sue tragedie.
E’ del 1993 la prima grande occasione di avvicinarsi al fotoreportage di attualità.
In Rwanda, in Sierra Leone, nella ex-Jugoslavia, in Albania, in Kossovo, in Iran, in Cecenia, in Afganistan. L’Afganistan era il suo “inferno” preferito. Qui va dopo il crollo delle Torri gemelle, coprendo per il Corriere il versante nord dell’avanzata verso Kabul.
Nel febbraio 2002 decide di tornare in Palestina, dove era già stato nel 94. Porta con sé anche una piccola telecamera digitale, la sua ultima passione.
E’ con quella telecamera che Raffaele Ciriello, a 42 anni, il 13 marzo 2002 filma a Ramallah il suo ultimo reportage, la sua morte in diretta.

KARINA CEDILLOS
“E’ nata a San Salvador (El Salvador, Centro America) nel 1975, dove vive e lavora presso una ditta giapponese, collaborando anche ad alcune riviste. Si è laureata in scienze della comunicazione e giornalismo presso l’UCA, l’università “José Simeón Cañas”. Ha presentato in Italia, nell’agosto 2000, la mostra “Le zone emarginate di Santa Tecla e di Antiguo Cuscatlán”.

KEI NEMOTO
Nato il 1933 a Morioka, ha cominciato a dedicarsi all’incisione su bronzo dal 1974. Nel 1976 e’ stato scelto come partecipante alla mostra nazionale organizzata dall’Associazione Incisori Giapponese. Sempre nel 1976 ha vinto il concorso di incisione organizzato dal Giornale Chunici. Nel 1977 e’ stato finalista al concorso Nichido. Nel 1978 ha vinto il premio per la ricerca Shunyoten. Ha fatto varie mostre in tutto il Giappone. Nemoto si ispira a Klee e a Morandi ma le sue incisioni hanno un gusto per il silenzio tipicamente giapponese.

VLADIMIR SABILLON
Biografia: Nato in Honduras nel 1979, l’ambiente artisticamente vivace (il padre è un noto artista di ceramiche) gli permette di avvicinarsi alla pittura.
Diplomato alla Escula Nacional de Bellas Artes di Tegucigalpa, ha studiato prima in Francia, poi in Italia presso l’Accademia di Belle arti di Roma, e attualmente in quella di Venezia. Ha partecipato a varie mostre e rassegne (vincendo anche, nel 1999, il primo premio della giuria al “Salon de Exposicion de la Alianza Francesa”.) La sua prima esposizione italiana, durante Tonalestate 2000, è stata incentrata sul tema “ Memoria e Mito”, con la proposta di temi della tradizione maya uniti a temi contemporanei.

FRANCESCO FONTANESI
Francesco Fontanesi ha prediletto per lunghi anni il colore, si è realizzato in un’esperienza pressochè esclusiva: quella del quadro ad olio, cui ha progressivamente aggiunto il guazzo ed infine, pochi mesi fa, il bassorilievo ceramico, policromo in S. Alberto di Reggio Emila.
La sua arte, colore o grafica che sia, si muove sempre nell’ambito di un espressionismo, più vicino forse a quello corposo del Club “Il Ponte” di Dresda che a quello astratto del “Cavaliere Azzurro” di Monaco. Espressionismo nativo, che passa direttamente dall’osservazione alla intensa contemplazione e alla immediata fantasia; che ritorna – come in Max Scheler, padre dell’espressionismo filosofico del primo novecento – mercè l’intuizione di valori universali, all’interno che è nell’uomo, segno indelebile della potenza creatrice di Dio.

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