Tonalestate 2002
2002 Antigone non deve morire. Ognuno, negli aspetti più tipici della vita umana, e il mondo intero cercano una propria giusta pace. E ogni pace si potrà raggiungere accettando il dono della capacità di perdono, cioè nella speranza e nella lotta umana per una grazia da non ostacolare (con le parole di Montale: “un imprevisto è la sola speranza”), in modo tale che ci sia più difficile diventare indifferenti di fronte alla miseria, in modo tale che le distruzioni e le violenze non determinino il nuovo “impero” globale in cui siamo immersi e in modo tale che non ci sentiamo coinvolti nel chiamare “pace” il tranquillo soddisfatto deserto del cinismo umano, politico ed economico. La vita e il mistero di Antigone (cioè dell’uomo; e di ogni uomo) dimostrano la pietà, conseguenza terrena di una paternità ultima. Il potere imperiale sta vincendo soltanto temporaneamente, proprio perché questa “pietas” non è morta e non morirà mai sulla terra. Il mistero che costruisce ogni nuovo uomo che nasce è un mistero e un dono di misericordia che sta vincendo, poiché in noi persiste e “resiste”. L’immagine del manifesto è un’opera di Marc Chagall, “Su Vitebsk”. E’ immagine del dolente peregrinare personale di Chagall, peregrinare che include quello dell’uomo, chiamando alla compassione per la sua miseria nella sua grandezza. Ed è anche su questa “compassione” umana profonda che trova fondamento la pace.
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