7 agosto. Come è diverso fra qui e altrove
Come è diverso fra qui e altrove
di Eletta Paola Leoni
La giornata di ieri ci ha indotto a fare un esame di coscienza su chi siamo, come viviamo, e come agiamo. E dobbiamo riconoscere che forse niente è più difficile che essere se stessi. La società in generale e spesso anche le persone che ci sono più care ci spingono a dare di noi stessi un’immagine diversa da quel che veramente siamo. E, in questo modo, usiamo il tempo a scegliere fra le tante maschere che ci sono offerte dal mercato delle personalità. Invece, sarebbe così fruttuoso indagare su questo mistero che sono io a me stesso, invece di lasciare libero sfogo all’istinto o ricoprire il nostro volto con maschere che ci rendono schiavi.
Questo nostro mascherarci è negativo, perché una volta che ci siamo convinti di essere quel che non siamo, facciamo poi fatica a toglierci questa maschera, senza la quale respireremmo invece con più libertà e riusciremmo ad agire in un modo molto più fruttuoso per noi stessi e per la realtà che ci circonda.
La stessa inautenticità la troviamo riflessa poi nelle varie istituzioni internazionali, nei presidenti o nei capi di governo e in molte persone che hanno responsabilità importante verso le genti e i popoli: dicono e proclamano una cosa, ma nel loro cuore e nel loro agire covano prospettive, ambizioni e desideri di ben altra natura. Molti uomini di potere, adesso, hanno scelto di mettersi la maschera della violenza, del razzismo, e senza vergognarsene parlano e agiscono in modo volgare, disumano, privo di qualsiasi ritegno e dignità: è la maschera tipica di quelle persone che al loro interno sono piene di paura e schiave di un’ambizione senza limite, come ben ci spiega Shakespeare nel suo Riccardo III. Sono persone capaci di fare molto male, e, se possono e debbono essere oggetto della nostra pietà, al contempo a loro dobbiamo opporci con indefessa resistenza e senza mezzi termini.
Il Tonalestate ha sempre cercato di essere un luogo senza maschere, un luogo dove la realtà non viene giudicata e raccontata sui sentito dire o sulle notizie che circolano e che normalmente si prendono come buone o false dipendendo da un istinto quasi sempre non ben formato e quindi inadeguato a scegliere correttamente.
La giornata di oggi vorrebbe aiutarci a formare la nostra coscienza diciamo politica e sociale, suscitando in noi domande vitali e una sacra curiosità verso tutto ciò che ci circonda.
La giornata è divisa come sempre in due parti.
Il titolo che accompagna la mattinata è: “Come è diverso qui che altrove”. I gornalisti e gli studiosi invitati come relatori ci proporranno un quadro della realtà mondiale che è bene conoscere per poter agire e lo faranno como persone molto compromesse con le parole che dicono. Non vorranno quindi suscitare quel tipo di scandalo che genera in chi ascolta un senso d’impotenza tanto forte da giustificare il suo rimanere in poltrona. Sono persone che hanno studiato e studiano a fondo la realtà, conoscendola in prima persona e non per sentito dire. Non sono persone che si fermano all’apparenza, e non guardano quindi la realtà come spettatori neutralima prendono posizione. Non parlano per slogan, ma offrono il frutto di un lavoro di ricerca e di studio che hanno condotto e conducono insieme ad altri, con gratuità e senza secondi fini. Sono persone che non si sono lasciati sedurre dal potere, ma si sono lasciate sedurre dalla verità. Possiamo quindi ricevere da loro un quadro reale del mondo reale, senza falsi e ingenui ottimismi e senza pessimismi paralizzanti.
Il titolo che accompagna i nostri lavori del pomeriggio è molto provocatorio e pone una domanda cui siamo invitati a rispondere con sincerità, non per deprimerci dicendo “io non faccio niente” e nemmeno per insuperbirci dicendo: “io faccio tante cose” cercando così di sminuire o di ingigantire senza ragione la nostra immagine di fronte agli altri. Ricordiamo che le cose vere si devono fare davanti agli angeli, non per ricevere elogi o medaglie.
La domanda che pone il pomeriggio di oggi è la seguente: “Ma voi che vedete, cosa ne fate della vostra luce?”. I relatori del pomeriggio porteranno esperienze concrete di lavoro sociale, artistico e politico che può essere motivo di ispirazione anche per il nostro lavoro quotidiano, nelle realtà in cui siamo e in operiamo. Le loro testimonianze indicano che sono persone che si sono lasciate sedurre dal bisogno dell’altro e che hanno avuto il coraggio di muoversi e di agire, senza lasciarsi bloccare dal timore di sbagliare. Anzi, nella coscienza che solo chi agisce può sbagliare, hanno accettato anche il rischio di fallire agli occhi del mondo ma non certo agli occhi degli angeli.
E direi che potremmo tenere, come guida al nostro ascolto, nella giornata di oggi, una frase di Maurice Blondel che appunto segnala la profonda differenza tra il parlare di una cosa e il compromettersi invece a fondo con essa.
Dice Blondel: “Sono comici tutti quei teorici della prassi che osservano, deducono, discutono e persino legiferano su quello che non fanno”. Mentre, “docile, ingenuamente docile all’empirismo del dovere”, il mio compito è “affidarmi semplicemente a tutto quello che la coscienza e la vita esigono da me”.
Buona giornata e buon lavoro!