ANDARE A SCUOLA… Alla “MIRO” di Reggio Emilia
Franco Barbieri vive a Reggio Emilia. Quando era poco più che un ragazzo conosce il professor Giovanni Riva. L’incontro si approfondisce man mano che Barbieri fa le scelte personali di vita. Quando mette su famiglia e ha i figli da crescere diventa cofondatore con Riva di un’intrapresa scolastica, partita con una scuola per l’infanzia, e sviluppatasi negli anni su diversi ordini e gradi, non solo a Reggio Emilia, fino alla fondazione della “più grande delle piccole università”: Instituto Cientìfico Técnico y Educativo-I.C.T.E di Città del Messico.
Non sono scuole nate per una presa di posizione confessionale e nemmeno perché in città non esistessero buone scuole; scegliere queste sarebbe stato meno dispendioso, moralmente più accomodante e molto meno irto di responsabilità. Dice Barbieri che le scuole nacquero “per il desiderio di genitori, verso i loro figli, che essi un giorno, diventati uomini maturi, potessero vivere con intelligenza e libertà la loro esperienza terrena”. Si volle concretizzare l’intuizione che educare è una provocazione a intravedere, mentre si accompagnano i ragazzi a entrare nella realtà, il significato ultimo di questa stessa realtà in cui si vive.
La prima scuola nacque nel 970, si chiamava “Arca di Noè”. Oggi il suo nome è “MIRO”, pseudonimo di un giovanissimo appassionato educatore, amico di quei primi tempi, morto in un tragico incidente d’auto. Due delle attuali insegnanti della scuola, Delia e Ilaria, presenti al Tonalestate, hanno fatto parte anche del progetto scolastico “la Rondinella” che nel 1997, dopo il terremoto, restò per un anno a Casenove di Foligno a far scuola nei prefabbricati.
Sono state e sono scuole non confessionali ma identitarie perché la neutralità in campo educativo non esiste; ogni insegnante sa che la lettura della realtà è una proposta di lettura e un richiamo alla verifica personale di quanto si apprende. L’identità della scuola MIRO è così sempre stata chiara: proviene dall’esperienza cristiana. Sebbene sia aperta a chiunque condivida tale idea dell’uomo e della cultura- e nel tempo l’anno frequentata alunni di ogni provenienza geografica, religiosa e sociale- rimane qualificante nel progetto educativo la persona come voluta e amata dal gesto creatore di quel Padre di ogni uomo che ha dato nel figlio Gesù la possibilità di conoscere la pienezza dell’umano e dell’esistere, cioè la felicità.