Dai, dai Michel…..
Guardando dentro certi tempi, compromettendosi con certe circostanze della vita vera degli uomini, come è avvenuto nella giornata centrale del Tonalestate, (programma, relatori e biografie su www.tonalestate.org) si può essere tentati dalla rassegnazione o dallo sconforto.
Michel Warschawski, uno dei relatori della giornata, ha esordito raccontando dell’incontro con Giovanni Riva- iniziatore del Convegno- e di un dialogo che aveva costruito fra loro una forte amicizia; un’amicizia tanto solida da sostenerlo e incoraggiarlo a non fermarsi a “piagnucolare”, ma anzi a continuare il proprio impegno anche nelle situazioni più difficili e nei momenti più foschi.
È stata una ricca giornata di testimonianze e di riflessione su un tempo definito critico, con gli occhi ben aperti sul riemergere di rancori e discriminazioni che stanno sempre più minando la convivenza, privando della dignità ogni uomo e svuotando di contenuto ogni parola scritta nelle Dichiarazioni universali sui diritti umani.
Si è scombinata la morale dell’umanità, ed è più complesso intravedere quale sia l’agenda umana che potrà ridare speranza. Ma anziché speculare sul futuro, che è oggi più difficile immaginare a causa della mancanza di alternative al dilagare dei populismi, è decisivo decidere di agire nel presente perché il futuro sia migliore.
L’individualismo è forse la causa principale, riconosciuta da tutti i relatori, di questi giorni d’ira, ma ugualmente condivisa è l’idea che la strada per la rinascita sia quella di una proposta collettiva di cui occorre trovare al più presto le parole per condividerla ovunque nel mondo. Il cambiamento necessita di legami internazionali capaci di dare forza gli uni agli altri, cambiamenti politici e nel diritto tesi all’uguaglianza, contro un’idea coloniale della società che riporta alla logica di Yalta, e richiede altresì una lotta contro l’indifferenza che risvegli la decisione per l’impegno personale e collettivo.
Il dialogo si impone a ogni livello perché è necessario per costruire la pace; i conflitti nascono nel cuore degli uomini e solo incontrando l’altro, cercando tale incontro, è possibile gettare il seme di una nuova società.
Chi è dunque l’uomo nuovo che dovrà affrontare tale compito?
La riflessione è stata concorde nel dire che la domanda così è mal posta. Il passato ha già dimostrato che parlare di UN uomo nuovo è pericoloso e arrogante; la proposta è dunque di uomini nuovi, al plurale, che portano la ricchezza delle diversità, che accettano di ricostruire insieme la storia.
L’informazione potrebbe essere lo strumento potente e immediato per avere i mezzi per conoscere la complessità della realtà; cercando di accedervi in modo meno istintivo di quanto accade oggi, chiedendo l’onestà dell’oggettività che aiuta a pensare e a decidere. Certamente è pertinente l’analisi delle ragioni che hanno consentito il dilagare delle fake news e storytelling, ma più decisivo è ridare alla parola il suo valore.
La parola è creatrice ed è stato proprio l’invito a riprendere l’impegno culturale che è risuonato alla conclusione di ogni relazione. Come Elena Lanzoni ha detto nel suo intervento d’apertura, la cultura è la costante ricerca di un giudizio su tutte le cose e insieme un servizio che richiede di non essere spettatori, di non perdere le occasioni di incontro e di relazione, di spendere i propri soldi e i propri talenti per un’opera comune.