Populismi… nouveaux clowns
Il vocabolario definisce il populismo la “forma di prassi politica caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari” ma un concetto si capisce meglio vedendone i risvolti pratici.
Dominique Vidal con Bertrand Badie analizza con molte voci di intellettuali il risorgere di tale fenomeno ne’ “L’État du monde” di prossima uscita in Francia. Al Tonalestate ne fa una sintesi cominciando col dire che il termine oggi si comprende meglio al plurale osservando il loro diffondersi dall’Inghilterra agli Usa, dall’Italia all’Ungheria, dalla Polonia alla Russia alla Turchia solo per cominciare. Egitto, Libia, Filippine, Slovacchia… Con voci diverse e differenze geografiche ed economiche tra nord e sud, tra destra e sinistra, il fenomeno ha caratteristiche comuni: il culto verso il leader; l’identificazione quasi mistica di un popolo sublimato entro i suoi confini; la crociata permanente contro nemici interni ed esterni considerati perfidi e immorali; nessun rispetto per le istituzioni (che manipolano a piacere) e le minoranze; mantenere il potere come possesso personale permanente; mobilitare la gente in plebisciti che possibilmente si oppongano alla mondializzazione. L’attuale è un populismo pieno di angoscia collettiva, fondata sulla paura nei confronti della globalizzazione e cresce a causa di numerose crisi sociali la più grave delle quali, secondo Vidal è quella della mancanza di alternative.
Conclude la sua conferenza ricchissima di spunti di riflessione dicendo che: “Il pericolo non sarà superato fino a quando non si profilerà una vera alternativa, costruita in primo luogo intellettualmente e messa in pratica politicamente. L’addio ai pagliacci richiede tale prezzo”.