Il dialogo della vita
Se mai un titolo poteva prefigurare quanto è avvenuto nella giornata del dialogo, “dovevo riunirli a vivere” è una sintesi efficace e veritiera. Il giorno precedente si era molto si è riflettuto di terribili presagi e vuote risate che assordano la terra e i nostri “venticinque lettori” ci perdonino se tardiamo nel raccontarlo. Vogliamo qui raccontare di una speranza che non muore, anzi si diffonde.
Oggi il Tonalestate ha fatto memoria del cardinale Jean Louis Tauran il cui magistero è stato tutto intessuto della passione per la conoscenza dell’altro in cui riconosceva l’Altro. Spiegava che “dialogo è molto di più di una conversazione amichevole. Non è neanche un negoziato. Un negoziato risolve un problema particolare: una volta risolto, tutto finisce lì. Il dialogo interreligioso nasce dal rispetto sincero dell’altro, dall’accettazione dell’altro come portatore e testimone di quella ricerca di senso che apre l’uomo all’Assoluto nel quale egli riconosce la sua origine nonché il fine di se stesso e di tutti gli altri uomini”.
Questo tipo di dialogo è risuonato qui tra l’imam Azzedine Gaci, il rabbino Philippe Haddad e lo storico Alberto Melloni. Je suis le miroir de l’autre : voce rassicurante sulla spiritualità mussulmana che l’Imam spiega come ricerca incessante della conoscenza dell’altro, meglio, della conoscenza “altra”. Quella che non si esaurisce alla superficie dei rapporti ma riconosce la diversità, esige il rispetto e apre uno sguardo positivo sul prossimo. Creati diversi per essere un solo popolo, costruito nel rispetto, non nella tolleranza, che non è gioia della presenza ma solo sopportazione. Una costruzione da incominciare in cui il migliore degli uomini è colui che è utile agli altri. È tempo di buttare la maschera, prosegue Philippe Haddad, per assumersi, nell’esistenza, la responsabilità di ciò che siamo. E’ tempo triste che esige di lasciare gli idoli o i pagliacci che ci vorrebbero far diventare facendoci giocare infiniti ruoli che tanto ci piacciono e finalmente porsi la domanda sul senso della vita, trovare la causa che restituisca il senso del vivere. Quell’unico Dio che si cela con la meravigliosa maschera del creato ha consegnato a “ognuno il pennello per partecipare all’opera, terminando il suo lavoro”. Egli, che ci offre il suo amore e ci consegna la libertà, ci assegna il compito di bonificare questo mondo facendo circolare la Sua benedizione. Qual è tale benedizione? Il Rav Haddad non esita: l’amicizia. Non solo relazioni, non click sui social. Amicizia è vicinanza, è un nome e, se dai un nome, fai esistere. Essa obbliga, consegna una responsabilità.
Alberto Melloni, che è storico eminente del cristianesimo, percorre il lungo cammino dell’adagio “extra ecclesia, nulla salus” che per troppi anni ha avvelenato i rapporti con quanto non era entro la Chiesa cattolica. Il modo di pensare della Chiesa cambia con il Concilio Vaticano II quando l’extra da sé non è più inteso in senso geografico come un luogo fuori dai propri confini, ma come un Mistero da contemplare. Purtroppo l’inaspettato risorgere dell’adagio extra ecclesia, nulla salus che Melloni definisce “fascismo cattolico”, non mette in discussione il messaggio evangelico ma la natura stessa della Chiesa. “In fondo alla via dell’islamofobia c’è sempre la piazza antisemita”.
La mattinata si è conclusa con la testimonianza della professoressa Angela Volpe che insegna antropologia cristiana alla Università Nanzan di Nagoya. Racconta dell’andare a scuola in Giappone. Il suo intervento apre il lungo dialogo del pomeriggio sull’educazione. Ma questa parte della storia la racconteremo diversamente.