Corrado Corghi: agli amici convenuti al tonalestate 2010
Parlare di “fraternité”, come avete giustamente titolato il vostro incontro, non è facile; però, quando una fraternità (ora la chiamo così, in italiano; mi è più familiare) si attua, essa è la rivelazione di tesori spesso nascosti alla società attuale.
Fraternità non è infatti un “vogliamoci bene” generico, ma è, piuttosto, il “facciamo insieme” ciò che è bene, ciò che è buono; è allungare la tavola per invitare accanto a noi, al nostro cibo, chi ha bisogno di mangiare e, anche, chi ha bisogno di affetto, di amicizia o di solidarietà. Fraternità è impegnarsi per rendere le leggi locali e universali più vicine alla giustizia; fraternità è il non avere potere se non come servizio.
Chi attua la fraternità allontana il pericolo, il dramma e le tragedie ingiuste di guerre e di odio fra popoli, tra individui e fra ideologiche “razze”.
Porre in atto una fraternità è camminare verso il mondo al quale tutti aspiriamo; significa camminare verso l’eternità, poiché la fraternità apre orizzonti infiniti, sconvolgendo le attuali usanze di ristretta convivenza, anche civile: tutti tendono a preoccuparsi positivamente di tutto e di tutti.
E un uomo di buona volontà, quando partecipa alla messa, memoriale del sacrificio di Gesù Cristo, è invitato dal sacerdote a stringere la mano dei vicini, cioè a sentire la “fraternità” e a renderla concreta. Se questo si attuasse, si avrebbe una nuova sensibilità nei quartieri, nelle case, anche nelle parrocchie, in tutta la vita, nelle comunità, in tutte le comunità degli uomini.
È molto bello il finale di un canto giovanile che anch’io cantavo da giovane sulle Alpi: “Non diciamoci mai addio ma à revoir”. Anche qui, a Tonalestate, non chiudete con un addio ma con un arrivederci più ricco di esperienze e di quella fraternità che voi siete e che attuate nei vostri diversi Paesi.