Serva alla vostra memoria: ché la ragion sia salvata
In diverso modo, quest’anno, l’argomento è stato ripreso da Jean-Jacques Wunenburger nella giornata titolata: “tra il dire e il fare c’è di mezzo l’altro”.
Il filosofo francese ha fatto una lettura della storia a partire dai canoni delle grandi civiltà antiche, attraverso l’idea dell’alleanza biblica delle religioni monoteiste e la sua sostituzione con il pensiero progressista della modernità. L’Occidente si misura, oggi, con il risorgere di un “nouveau messianisme porté par l’islamisme radical”. Il concetto di sacro si ripropone, ma non è inteso univocamente nel pensiero come nelle esperienze e le irriducibili differenze segnano, spesso drammaticamente, i destini delle società per incapacità di relazionare e di scambiarsi le proprie ricchezze culturali, religiose e sociali. Perfino alcuni capisaldi delle grandi Costituzioni occidentali sono stati fatti oggetto di interpretazioni morali divergenti con conseguenze pratiche molto critiche: i diritti umani, la pace, la laicità. Per ognuno di essi l’intervento di Wunenburger ho offerto importanti spunti di riflessione che non ci è possibile riportare in estrema sintesi. Lasciamo soltanto qualche suggestione per chi non volesse cedere alla distrazione e alla stanchezza morale: “la paix est une exigence nécessaire à la survie de l’humanité, et donc se révèle une valeur incontestable, mais elle ne peut être posée que comme une forme momentanée de l’être ensemble”.
“Et si l’on assiste aujourd’hui à un retour offensif d’une dogmatique religieuse dans les sociétés démocratíque et à leur périphérie, convient-il seulement de lui opposer l’esprit laïc pour contenir ses débordements, ou bien ne devrait-on pas tenter de définir les conditions d’un développement de la liberté des individus qui reposerait sur une “nouvelle allience” entre rationalité politique et spiritualité religeuse?”
Si tratta di chiedersi a quali condizioni, inedite, a causa della storia irreversibile degli spiriti e delle istituzioni, la democrazia possa trovare in una certa riconoscenza della sfera religiosa, non solo una via di realizzazione possibile, ma forse anche una forma nuova riconciliata con sé stessa.