Tonalestate 2017
Tra le montagne più belle del mondo, ai confini tra l’Italia e l’Austria, il Tonalestate ci invita, anche quest’anno, a passare le vacanze in sua compagnia e, all’interno di queste vacanze, a incontrare le esperienze di intellettuali, artisti, letterati, scienziati, uomini di cultura e di azione che dedicano la loro vita e i loro talenti per rendere il mondo più umano e più abitabile.
Quest’anno, il Tonalestate riesce a darci un benefico stupore, sia per la scelta del tema, – “la ragione” – , antichissimo quasi quanto il mondo e oggi di urgente necessità (“la patologia della ragione non è stata ancora scritta” dice un noto filosofo contemporaneo), sia per la stravagante, inusuale e respirante indocilità del manifesto: un invito, al contempo laico e santo, che esce dalla voce e dai colori prorompenti e ricchi di domanda di due uomini fuori del comune, Cesare Pavese e Vincent Van Gogh, uomini dotati di insolito talento, di grande intelligenza e di vera umanità, i quali, con la loro lunga e provata pazienza, ci aprono gli occhi su molti nostri modi di vivere che non hanno senso.
Siamo d’accordo con Jean Delumeau quando afferma che “nous ne sommes pas un siècle à paradis”: quali scelte, dunque, sono ragionevoli e quali sono irragionevoli in un tempo come il nostro? Sappiamo di non voler essere né complici né vittime di un contesto sociale che sembra muoversi con l’unico scopo di rovinarci le notti, di distruggerci i giorni e di farci vivere un innaturale isolamento, un contesto che spesso ci assorda e ci confonde. Con le immagini, la musica e gli slogan ad effetto che han preso il posto della parola e pertanto del dialogo, qualcuno o qualcosa (un tempo, si diceva “il sistema”) ci spinge a starcene a casa nostra, a coltivare un tipo speciale di miseria e di orticello; ci spinge a forme di protesta che si sa che son perdenti in partenza; ci spinge a diffidare dell’altro e degli altri; ci spinge ad avere un profondissimo rispetto per l’indifferenza; ci spinge a discutere su questioni che niente hanno a che vedere col bene comune e persino ci obbliga a batterci per una patria che non è la nostra. In che modo potremo non essere né vittime né complici di un sistema tanto lontano da quel paradiso cui il cuore di ogni uomo anela magari senza saperlo?
Che tipo di “barbaro” saprà far crollare il potere incalcolabile delle nefaste corporazioni (e dei governi purtroppo loro solidi alleati) che decidono chi deve soffrire e chi no, chi deve mangiare e chi no, chi deve soccombere ai bombardamenti e chi invece deve cercare di vincere la noia costi quel che costi? Che tipo di barbaro saprà consolare il disagio profondo di chi è obbligato a migrare non certo per turismo ma nella speranza di incontrare pane, pace e lavoro? Il Tonalestate, nel suo manifesto, alza un inno di ringraziamento a questo sconosciuto “barbaro” che non vive come un bruto. Lo fa per tante ragioni, tutte da scoprire insieme. E vuole anche, in questo modo, rendere omaggio a un bellissimo giornale, dal titolo appunto “Il barbaro”, che il professor Giovanni Riva fondò molti anni fa, anticipando così quel feel the bern che seppe allietarci e ci allieta con la sua operativa e incrollabile speranza.