“Una via di salvezza: il recupero delle voci del passato”
Lo scrittore Carlo Bo diceva che il nocciolo del problema della lettura sta nel confronto fra lettore e libro, voce di uno scrittore. “Così si prospetta un nuovo tema, la gara fra chi legge e chi scrive, nel senso che il lettore è autorizzato a immaginare altre soluzioni, altre trame e nei casi più alti – per esempio la poesia – altri risultati e prove di voci”. Il professor Emilio Pasquini ha confermato, nel suo intervento tale rapporto privilegiato. Molti autori della letteratura sono stati ricordati per il loro richiamo ad accettare l’incontro che avviene attraverso le pagine di un libro. Il colloquio è il grande mito dell’umanesimo. Macchiavelli parlava di “trarre il cervello dalla muffa” portata da una vita tutta nel presente per ricercare il colloquio prezioso con coloro che, morti, esistono ancora e Dante parlava di un “affettuoso interesse” che ci induce a frequentare interlocutori preziosi ma scelti. Per condensare tale rapporto di predilezione Pasquini ha coniato un termine: “sanguificatio”: qualcosa comincia a scorrere, come sangue, nelle vene, qualcosa che fa riacquistare il contatto con i segreti della vita spesso coperti dalla cronaca.
La “Commedia” è espressione potente, metafora, di tale relazione con il lettore. Le ombre che Dante incontra nel suo viaggio sono la raffigurazione del momento che in ogni vita decide della sua sorte eterna. Esse raccontano quelle verità della vita che, nel presente del vissuto, sono occultate.
Se il pericolo ci pare troppo grande e la divisione foriera di una notte profonda, l’unità la si potrà ottenere solo su un piano culturale e, come ci ricorda anche lo scrittore messicano Gabriel Zaid, la cultura è conversazione.