Il tempo non è qualcosa che passa ma qualcuno che viene
Il Cardinale Jean Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, torna al Tonalestate e porta la prolusione conclusiva sul grande tema della Storia alla luce di quanto offerto dall’Evangelii Gaudium.
“Il credente è fondamentalmente uno che fa memoria”. La memoria è capacità del credente e compito della fede, lascito di Cristo stesso nell’Eucarestia. E’ domanda sull’origine e su tutto ciò che ci può unire oltre il nostro piccolo io. La certezza del sapere quale sia la radice sulla quale siamo innestati, la consapevolezza di dove stiamo andando. Se la storia rimane difficile da capire, l’uomo vi dà certamente un senso. Ma essa è abitata da un altro soggetto, oltre l’uomo stesso, da quando con l’incarnazione l’eterno è entrato nel tempo, il tutto si è nascosto in un frammento, Dio ha assunto il volto dell’uomo. Il nostro Dio è il Dio della storia pur essendo al disopra di essa. La storia nella prospettiva della fede non è pertanto un perenne duello fra bene e male, ma un modo in cui Lui agisce attraverso l’opera degli uomini. Un cristiano, immerso in tale alleanza, è come freccia scagliata su una traiettoria aperta, lineare, che va verso il suo obiettivo. Prendere coscienza di tale vocazione assegna il compito di offrire una speranza al mondo di oggi, con la parola senza tentennamenti e con le opere a sollievo del bisogno degli uomini. Sappiamo che Cristo non è venuto a sopprimere la sofferenza, nemmeno a spiegarla, ma a riempirla con la sua presenza. Ed è già compimento.
“Il tempo non è qualcosa che passa, ma Qualcuno che viene”.