Non basta denunciare un’ingiustizia bisogna anche dare la vita per cambiarla
Nell’introdurre la sua lezione, il cardinale Giovanni Battista Re dice di voler parlare di tre figure che, negli ultimi 55 anni, sono stati seminatori di speranza.
Si tratta di Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e Paolo VI.
Papa Rocalli è stato da tutti ricordato per la grande umanità con la quale si accinse al compito di costruire ponti verso un nuovo tempo. Il Concilio ecumenico Vaticano II è stato certamente il suo grande ponte verso la modernità, ma il Cardinale ha invitato a riprendere anche le due encicliche Mater et Magistra e Pacem in Terris.
Il grande merito di Giovanni Paolo II, il cardinal Re lo vede nell’aver risvegliato nel mondo il senso religioso. Papa di grande realismo storico coniugato con la sapienza della fede, iniziò il pontificato in un mondo ancora profondamente diviso e nel quale si spese perché Cristo fosse messo al centro, “centro del cosmo e della storia”. Una seconda impronta di Woitila fu l’ansia apostolica che ha invitato i cristiani ad uscire dalla paura e ha dato loro la forza di aprire le porte a Cristo. Ha insegnato a chi voleva accoglierla la via della verità.
Paolo VI sarà il terzo Papa a salire agli altari. Il Papa che guidò con sapienza e fortezza il Concilio alla sua conclusione. Non fu sempre compreso, rispettò la libertà dei padri conciliari, si assicurò le competenze, ma mai si sottrasse alla sua funzione di guida. Fu un uomo assai prossimo alle inquietudini che ci sono nel cuore degli uomini e del mondo e la sua grande ansia fu quella di sostenere ogni cammino umano indicandogli la via eterna. Il suo metodo è sempre stato il dialogo e la sua misura l’amore. Educatore e formatore delle coscienze, si è speso senza misura per il nascere di una nuova civiltà. Fece gesti indimenticati quali il primo viaggio di un papa in Palestina, la rinuncia alla tiara, il discorso alle Nazioni Unite, la riforma liturgica. Fu anche riconosciuto come un uomo che ha molto sofferto per il mondo e per la Chiesa.
Altre vite dedicate a che il mondo sia meno violento e ingiusto per gli uomini sono state presentate da Giorgio Fornoni, reporter e giornalista indipendente, che ha proiettato suoi video a ricordo di due amici, testimoni per tutti di dedizione e sacrificio fino alla vita.
Il primo è Dominique Lapierre, l’autore della “Città della gioia”. Il libro è il primo documento del suo immenso lavoro di aiuto umanitario ai diseredati indiani. Il suo ultimo intervento è in aiuto alla popolazione di Bohopal vittima dell’esplosione della fabbrica di sostanze chimiche costruita nel 1980.
Il secondo ricordo è per Andrey Mironov ucciso in un’imboscata in Ucraina il 24 maggio 2014 assieme al fotografo italiano Andy Rocchelli. Mironov era un amico anche del Tonalestate cui aveva partecipato in due occasioni per raccontare la sua vita dedicata alla difesa dei diritti umani, al suo lavoro in Cecenia insieme ad Anna Politkovskaja, alla sua continua ricerca delle verità più scomode del regime comunista russo. Aveva accompagnato Giorgio Fornoni in alcuni dei suoi reportages sui Gulag e sugli armamenti nucleari.