Pensarsi oltre la crisi
L’intento di Gian Guido Folloni, nella conferenza che ha tenuto in apertura della seconda giornata di Tonalestate , è stato pensare al mondo “oltre la crisi”.
La domanda posta è stata: può nascere qualcosa di nuovo, che cioè non stia dentro l’attuale paradigma della fine del capitalismo? Qualcosa in cui ethos, politica e tecnica non ricalchino e ripropongano antichi e già morti squilibri?
Un nuovo equilibrio richiede almeno tre fattori: uno spazio geografico, una conoscenza, un ethos. Lo spazio c’è e può essere individuato in luoghi che oggi necessitano di infrastrutture (capaci dunque di creare lavoro e sviluppo) quali la cintura trans eurasiatica, l’area latinoamericana e l’Africa, liberata dai diversi colonialismi. La conoscenza deve essere un sapere, umanistico e tecnico, indipendente dai centri culturali (pensiamo soprattutto a quelli “depositari” del sapere economico) che hanno generato di fatto la crisi e che sappia guardare alle nuove tecnologie (soprattutto quelle legate all’ambiente e all’energia pulita) in un contesto di studi e ricerche svolte in rete tra le università e i centri di ricerca di tutto il mondo. Un nuovo ethos, infine, fondato sul personalismo, capace di superare l’individualismo cui oggi si ispirano, a livello planetario, le organizzazioni internazionali – come, per esempio, il WTO – che operano a esclusivo favore dei paesi già ricchi e, a livello di singoli Paesi, le governance oligarchiche che hanno nei fatti soppiantato le democrazie e le loro Carte Costituzionali. Per trovarci “oltre la crisi” occorre dunque superare l’edonismo e l’individualismo a favore del personalismo, già presente nei fatti e anche in figure di riferimento in cui è chiaro il cambio di paradigma. Figure come il Papa Francesco, che, da Lampedusa al Brasile, infrange morti tabù e testimonia un’etica slegata dai numeri e dalle statistiche ma fondata sulla persona, nella sua costitutiva relazione con gli altri e con la realtà tutta.