Colei che non volle investire sull’odio
L’11 marzo 2012 un giovane militare francese, Imad Ibn Ziaten, viene attirato in una trappola da Mohamed Merah con il pretesto di acquistare la sua moto.
Imad viene ucciso a viso aperto, prima vittima di colui che sarà anche l’autore dell’orrore alla scuola di Tolosa. Sua madre, Latifa Ibn Ziaten, ha portato la testimonianza della sua vita dopo quella morte ingiusta.
A seguito di Tolosa, anche Mohamed viene ucciso.
Latifa racconta di aver vissuto, dentro il suo dolore, il bisogno di non rimanere ripiegata, seduta , ma di dover stare in piedi così come aveva fatto Imad davanti al suo assassino. Ha così deciso di andare nel quartiere dove abitava Mohamed per conoscere i suoi amici, le sue condizioni di vita, con il bisogno di sapere, di spiegarsi cosa poteva essere quel ragazzo.
Quando i giovani del quartiere la videro si misero a ridere dichiarando che il loro compagno era un martire. Soffocando le lacrime, la signora Ziaten chiese loro se potevano immaginare cosa avrebbero vissuto se un loro fratello avesse dovuto essere giustiziato in quel modo. Quei giovani le mostrarono le loro condizioni di vita, dicendole di non avere nessuno che li aiutasse a uscirne, a vedere una prospettiva diversa da quella che aveva scelto Mohamed. Di fronte a questo, capì che aveva un dovere, una responsabilità, un compito: che doveva trovare il modo di proteggere gli altri suoi figli e anche tutti gli altri giovani perché non diventassero degli assassini. Un compito educativo e un lavoro per la pace.
Latifa costituisce un’Associazione che dedica al figlio con il nome “Imad Ibn Ziaten per la gioventù e la pace”. E’ lo strumento per poter rivolgersi ai giovani e, soprattutto, alle famiglie, alle donne, affinché recuperino la responsabilità del compito educativo. C’è un cammino buono da indicare, su cui avviare una vita che non cresce da sola, una formazione e un cuore da custodire in ogni figlio che viene al mondo. C’è da far capire l’identità nell’incrocio di culture che vivono giovani francesi che provengono da famiglie d’origine marocchina, tunisina, algerina. C’è molto da costruire ed è un compito che non si può scaricare solo sulla società. Latifa è convinta che nella sfida educativa assunta con decisione dai genitori c’è la radice e la possibilità della pace. Ugualmente si dice sicura che se questo non avverrà, ci saranno altri morti.
Il racconto di questa madre, capace di un gesto d’amore più forte dell’odio nella quale poteva trascinarla il dolore, ha reso testimonianza al pubblico di giovani del Tonalestate di quanto la parola incarnata in una scelta di vita possa trasformare la persona e con essa la realtà. Molti ragazzi di ogni parte del mondo le si sono avvicinati per approfondire, rendersi conto delle ragioni di una scelta tanto straordinaria, di una vita tanto dedicata. Latifa è mussulmana e questi giorni sono i giorni più sacri entro il Ramadan, quelli nei quali si rende onore al Dio ritrovato. La Signora Ziaten ha scelto, quest’anno, di vivere questo giorno con i ragazzi e gli ospiti del Tonalestate rendendo grazie all’unico Dio, che è amore, con la testimonianza del proprio amore per gli uomini.