Conclusioni 2007
“La profondità della sofferenza dell’uomo costituisce quasi il grado del suo valore” lasciò scritto Nietzsche, come a dire anch’egli che la vera grandezza dell’uomo consiste nella sofferenza.
E, in queste giornate, Tonalestate ha incontrato i volti di questa grandezza e di questa sofferenza, soprattutto affrontando la visione del male che l’uomo fa all’uomo.
Così, con l’espressione “ciò che è umano”, possiamo considerare tutte le debolezze e tutti i vizi, così come le virtù più eccelse.
In questo modo, l’uomo è un enigma e un mistero; ci troviamo di fronte al mistero più profondo e al paradosso autentico dell’uomo: l’esperienza della grandezza è legata all’esperienza della miseria.
D’altra parte, non è possibile teorizzare oltre: il male resta una realtà inspiegabile. E, perciò, occorre passare, dalla questione dell’origine del male (“unde malum?”) a quella del compito che abbiamo di fronte al male (“che fare contro il male?”).
Noi non sappiamo perché esiste il male, ma sappiamo solo che non deve esserci.
Per questo, l’unica risposta valida è quella dell’agire, nella speranza.
Un uomo, Abramo, visse, resistette e lottò, “sperando contro ogni speranza”; un altro, Gesù di Nazaret, mostrò l’audacia della speranza anche di fronte alla potenza della morte che lo piegava; e moltissimi altri, donne e uomini, illustri e ignoti, mostrano e mostrarono quanto sia potente e attiva la fragilità (apparente) del bene.