“Il fulgor del tuo pensiero…”
Aldo Giobbio.
Alla voce politica. Il proliferare di dibattiti, su ogni tipo di mezzo di comunicazione, dimostra lo strano paradosso che all’aumentare delle parole aumenta anche l’impossibilità di relazionarsi con l’altro. Le regole mediatiche ospitano il parere di tutti purché compresso in due minuti e mezzo. L’effetto finale è di ribadire l’opinione generalmente accettata o almeno più diffusa, che è quella che si può cogliere al volo.
“L’assenza, o almeno l’insufficienza di dibattito, favorisce sempre la cosiddetta maggioranza silenziosa”.
Alla voce cultura. Non culture, giacché una sola è l’abitudine a sviluppare le proprie capacità intellettuali e a farne uso prima di ricorrere a qualsiasi altro tipo d’azione. La cultura consiste innanzi tutto nel riflettere su sé stessi. In tale prospettiva c’è la possibilità del dialogo, che è fra uomini. Cultura è creazione di spazi per un pensiero originale e innovativo all’interno di una comunità.
Alla voce tradizione. Ogni comunità ha un proprio patrimonio di idee, convinzioni, memorie e anche pregiudizi. Un lavoro di disincrostazione che portasse, di tanto in tanto, a rivedere le proprie idee, potrebbe farci scoprire che le differenze sono minime. Ciò vale, per esempio, per le tradizioni religiose.
Alla voce lingua, linguaggi, segni. La parola è potere e gli uomini di potere lo sanno benissimo giacché sfoderano come bastoni linguaggi tecnici, lingue sacre, criptiche e gergali. Mentre la lingua in sé non è mai un ostacolo (e le giornate del Tonalestate lo dimostrano-ndr) diversamente dalle barriere artificiali, ostacolo volontario alla comunicazione..