La cerniera
Gian Guido Folloni è attualmente il presidente dell’Istituto italiano per l’Asia e il Mediterraneo. Ha partecipato affrontando l’attualità più stringente della crisi finanziaria e ha spiegato come sia la dimostrazione della fine di un modello che ha retto le relazioni tra i popoli nei secoli XIX e XX; rapporto basato sul centro-periferia con un centro che domina e prospera sfruttando le risorse della periferia. Tale sistema di potere si è dimostrato tragicamente fallimentare anche nella prospettiva dell’Occidente, perciò si rendono necessarie rapidamente nuove vie, nuove opportunità e un nuovo equilibrio per il mondo. Prima e necessaria condizione affinché ciò accada, è ripristinare la fiducia tra la gente nella possibilità di colmare il vuoto generalizzato di governance mondiale. Da ciò possono scaturire nuovi e autentici percorsi di sviluppo e democrazia, tali da sancire il passaggio da un modello monopolare al multilateralismo. Per governare questo cambiamento e uscire dalla crisi, è oggi necessario andare oltre i confini dei singoli Stati e abbracciare una visione sovranazionale, mettendo in discussione il nostro modo “europeo” di vedere la vita. L’“unica strada” percorribile nasce dunque dall’abbandonare definitivamente una forma sbagliata e fallimentare di sviluppo e di società, per andare verso il multilateralismo. Da un punto di vista geopolitico, si può arrivare a ciò riconoscendo la coesistenza, che già esiste di fatto, tra le tre direttrici euroasiatica, transpacifica e transatlantica, e procedendo a creare una cerniera tra esse, una sorta di nuova via della Seta che le metta in comunicazione e garantisca la stabilizzazione finanziaria e sociale. In questo percorso, fondamentale diventa poi il dialogo tra le civiltà, la conoscenza e l’incontro con l’altro, unici elementi in grado di evitare il ricorso ad un altro grande conflitto mondiale. Il crogiuolo di tradizioni e di civiltà di tali regioni sarà motore di sviluppo proprio a partire dal loro intreccio, una prossimità per un comune progetto di futuro da parte di popolazioni differenti.
La necessità di un radicale cambiamento viene ripresa e sottolineata anche da Guido Barbera, presidente del coordinamento di associazioni Solidarietà e Cooperazione Cipsi, che nella sua riflessione si sofferma soprattutto sulla responsabilità del singolo individuo–cittadino nel portare avanti una quotidiana solidarietà, non avendo timore del mondo che cambia ma cogliendone le opportunità. La solidarietà non è solo elemosina, ricorda, ma è soprattutto un mettersi in discussione e in azione. Barbera esorta ognuno, di fronte ad una crisi che è finanziaria ma anche sociale, ad avere un atteggiamento in grado di recuperare la capacità di convivenza. Comprendere i cambiamenti del mondo, che sono accelerati dalla globalizzazione e che non possono vederci estranei, re-imparare a vivere nel locale pur mantenendo lo sguardo sulla globalità, sono gli elementi fondanti della solidarietà. Tale solidarietà, secondo Barbera, è lo strumento forte in grado di costruire ben-essere e arricchire la convivenza tra i popoli.
Questo cambiamento di prospettiva, sulla scala vasta della relazioni fra i popoli o in quella quotidiana tra cittadini, diventa un fatto concreto, è la scelta di un percorso da seguire con dedizione e costanza che, così come è accaduto a Don Chisciotte, richiede di abbandonare una vita abitudinaria e comoda per volgersi all’infinito di un’umanità che ci attende e chiede di mettersi in relazione con noi, di essere ascoltata e compresa.