La via della politica verso una città armoniosa
Giorgio La Pira era convinto che “La politica è, tra tutte le scienze pratiche, principale e architettonica poiché concerne il bene temporale ultimo e perfetto della società umana e della persona”. C’è, in tale dichiarazione, un impegno di edificazione che pare scomparso dall’orizzonte politico moderno. C’era, in quell’idea, la forza del ritenere che tutto è politica in quanto la politica si occupa della convivenza, della giustizia e del bene comune. Se questa non è più la politica dei partiti, non significa che non permanga, nel mondo, tale anelito verso la edificazione della polis. In tale direzione va l’opera di diversi uomini che hanno partecipato al Tonalestate 2012. Matteo Riva è uno di questi. Consigliere regionale e comunale emiliano spiega il suo inizio in politica generato dall’amicizia con chi ha fatto “risplendere la propria persona al servizio dell’uomo”. Si tratta di una lotta contro ogni visione umana che si arrocca sui privilegi, la ricerca dell’accumulazione e le risposte del potere, una visione aperta a costruire uno spazio radicalmente nuovo in cui l’indignarsi della realtà violenta e profondamente ingiusta sia impegno, in azioni e opere, per contrastare tale realtà.
Su diversa scala, ma con la stessa ottica, si sono pronunciati anche Gian Guido Folloni, in azione in diversi contesti euroasiatici quali presidente dell’Istituto italiano per l’Asia e il Mediterraneo, e Guido Barbera, responsabile del CIPSI. Entrambi hanno guardato allo scacchiere internazionale per intravedervi le possibili soluzioni allo stallo della governance mondiale rispetto alle sempre più drammatiche condizioni dei popoli, siano essi del nord o del sud del pianeta. Possibili vie quali l’abbandono dei blocchi del passato per ricercare una cerniera tra le culture capace di superare il fallimento dei vecchi schemi e realizzare un futuro di ben-essere scongiurando lo scontro definitivo.
Entro tale visione politica vorremmo includere anche le testimonianze di Albert Camus e Joseph Wresinski, raccontate dal professor Marc Leclerc. Tali personalità del 900 provengono dalla povertà, familiari con il dolore, ed entrambi, pur senza essersi conosciuti, testimoniano di coloro che Camus definì “ i muti”, per quella emarginazione in cui è tenuto, chi è misero, dalla società che dovrebbe accoglierlo. Tutto il senso della loro esistenza fu quello di inserire gli uomini più poveri ed esclusi nella storia da cui sono continuamente strappati. Camus con la forza della parola, padre Wresinski con l’energia dell’opera della carità hanno saputo raggiungere il bisogno di ogni uomo e hanno traghettato la ribellione e la vergogna verso la possibilità della fraternità.
Giorgio Fornoni, reporter e collaboratore della trasmissione televisiva italiana Report, ha portato alcuni spezzoni dei suoi video-documenti da ogni angolo della terra. Certamente dove l’ingiustizia supera se stessa, come nei tantissimi genocidi attualmente in atto in tutto il mondo, deve nascere e diffondersi un moto di ribellione contro la miseria di chi opera per sopprimere. Se, sfuggendo la visione realistica dell’ingiustizia, rinunciamo a qualsiasi intervento lasceremmo liberamente agire l’ingiustizia lasciandogli gridare, senza venire contraddetta, che la giustizia non abita nel cuore degli uomini. Ma Fornoni ha aperto il suo filmato raccontando dell’incontro con i giovani volontari dell’Associazione “I Sant’innocenti” a El Salvador nel 2001 dove si era recato per riprendere la distruzione seguita a un violento terremoto. Nella tendopoli che ammassava centinaia di persone, quei ragazzi si occupavano di fare scuola, di fornire l’alimentazione, di sopperire alle emergenze sanitarie. Erano poco più che ragazzi, all’inizio di una dedicazione che divenne, poi, decisione dell’esistenza per molti di loro. L’opera di tale Associazione – ISI – è oggetto di una bella mostra di calendari esposti nelle sale del Tonalestate 2012.