Tonalestate 2012: One Way, vite dedicate
Al cuore del Passo del Tonale, nelle Alpi italiane, anche quest’anno giunge l’esperienza della breve vacanza, quella della “Compagnia”, cui partecipano persone provenienti da varie parti del mondo e durante la quale ciò che maggiormente meraviglia è proprio l’incontro umano tra studenti, universitari, giovani, professionisti, famiglie, volontari, responsabili di associazioni, popolazione locale e chiunque vi si aggiunga.
Un valore di tale “Compagnia”, che si riunisce durante questa vacanza estiva in montagna, consiste nel porvi in mezzo un’esperienza culturale, ideale e operativa: le giornate del Tonalestate (nome che nasce dalla fusione tra il luogo e la stagione in cui si svolge questo evento) sono dedicate all’incontro con personalità profondamente compromesse col loro contesto sociale, culturale, religioso e politico; è un laboratorio operativo dove si pongono domande e si cercano risposte che aprano a ulteriori domande, in modo non manipolato dalla mentalità dominante, senza tuttavia ambire a risposte semplicisticamente definitorie e senza pretendere di chiudere un discorso.
Quest’anno, il tema su cui si dialogherà nel Tonalestate è: One Way, vite dedicate.
E, per illustrare il tema, partiamo appunto dal titolo e dal sottotitolo.
“One Way” (“unica via” e, anche, “senso unico”) rimanda a una storia che ha segnato la vita di molte persone: è il nome di un movimento che, nato in Italia negli anni sessanta, si è poi diffuso in Europa, in Asia e in America Latina. Il suo valore di fondo è contribuire alla costruzione di un mondo più giusto e pacifico; ed è possibile, soprattutto, muovendosi senza luoghi comuni, uniformità o imitazioni che impediscano la valorizzazione di ogni persona, di ogni gruppo, di ogni tentativo autenticamente teso al servizio degli uomini e del loro cammino sulla terra.
“Vite dedicate” ne è il sottotitolo, molto provocatorio, se pensiamo al nostro tempo, dove ciascuno è indotto costantemente a pensare solo a sé. Sono molti i modi in cui uno può dedicare la propria vita: una moglie che si prende cura per anni del marito malato; chi decide di lasciare casa, madre e padre, figli e coniuge, per assumere su di sé e condividere le ingiustizie, le povertà e le miserie di coloro che incontra; chi si dedica al lavoro o allo studio quotidiano con pazienza, precisione e senza ansia di lucro; chi è disposto a mettere a rischio la propria vita e la propria sicurezza per la verità e la giustizia.
Tonalestate desidera entrare nel concreto di questa dedicazione. “A chi e a che cosa, tu, in prima persona, hai dedicato e dedichi la vita?”: questa sarà la domanda, semplice e inevitabile, che verrà rivolta alle personalità che vorranno partecipare al Tonalestate di quest’anno.
La frase che accompagna il manifesto del Tonalestate, Platone la mette in bocca al suo maestro, nell’Apologia di Socrate, e ci è proposta nella bella traduzione di Manara Valgimigli: “Una vita che non faccia di cotali ricerche non è degna d’esser vissuta”. Dove il “cotali”, se vogliamo, limita il concetto di “ricerca”: non si tratta, infatti, di una ricerca qualsiasi, ma di una ricerca sul “a chi e a che cosa e perché” dedicare la vita.
Socrate, uomo di domande (a differenza del suo alunno Platone, che fu uomo di risposte), venne definito dalla Pizia “il più sapiente al mondo”, un oracolo che Socrate non accetterà a occhi chiusi. Scoprirà, dopo innumerevoli dialoghi con politici, poeti e artisti, che l’oracolo aveva ragione. E visse, dunque, amando la sapienza (perché sa di non sapere ) ed esaminando se stesso e gli altri per arrivare alla verità e a questo dedicò la vita, che fu piena, libera da qualsiasi manipolazione, ma che fece di lui, così capace d’amare, un cittadino considerato pericoloso agli occhi del potere del suo tempo.
Sappiamo che succede anche oggi la stessa cosa: se non è la morte fisica quella che decretiamo al sapiente, non abbiamo remore nel decretarne la morte in vita, per l’indifferenza con cui viene trattato, la calunnia con cui è azzittito, il sottile ma grave fraintendimento nel quale viene ingabbiato, la miseria in cui lo si lascia, spesso, senza mezzi, ferito e abbandonato.
E oltre a quest’uomo, Socrate, che è alla base della cultura occidentale, un sapiente così poco imitato dagli odierni intellettuali, Tonalestate ci presenta un’altra figura, quella di don Quijote, il personaggio creato da Miguel de Cervantes Saavedra, in un’opera fondamentale per la cultura europea, El Ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, opera straordinaria, oggi purtroppo fuori moda e così contraria a quell’idea di autosuperazione personale tanto inculcata, in tutti, dalla tv, dai libri e dai giornali. Un Don Quijote (qui rappresentato da Honoré Daumier in un piccolissimo disegno, datato all’incirca 1850, e ora esposto al Metropolitan Museum di New York) che sarà sempre più tragicamente travolto dalla sua innocente capacità di guardare la realtà con occhi troppo diversi da quelli di tutti gli altri. Chi oserà disprezzarlo? Solo una certa volgarità cui ci ha abituato il secolo può farci apparire inutili l’inquietudine, l’incertezza irrisolvibile, la pazzia del folle cavaliere che indica il problema di fondo dell’esistenza, quello di prendere la decisione di mettersi in cammino e di diventare don Quijote de la Mancha e accettare la delusione, il fallimento, la derisione e l’inganno, pur di nobilitare tutto ciò che lo circonda. È un disegno notevole: questi due uomini – un hidalgo e un servo – da soli e insieme, camminano su una strada aperta. Vediamo che Daumier fa di don Quijote un grazioso ed elegante dardo diretto al cielo e di Sancho Panza sottolinea l’arte di seguire un nobile cavaliere che non ha, in terra, dove poggiare il capo, come direbbe il vangelo. È un seguire che pone il cammino già nell’eterno: quest’idea il disegno ce la trasmette con forza, immettendoci in uno spazio aperto, infinito, senza panorami, senza montagne, né stelle, né fiori, né mare, né case, né altro, né altri.
Esiste forse sulla terra un luogo così?
Dunque, in compagnia anche di Socrate, di don Quijote e del suo fedele scudiero Sancho Panza, il Tonalestate dialogherà (all’interno della vacanza estiva della “Compagnia”) con i suoi interlocutori ponendo, come unica limitazione, quella di dire solo ciò in cui credono e che vivono veramente, senza ingannare né ingannarsi. Lo farà con l’occhio innocente di chi sa che solo nobilitando, sfidando e perdonando l’intorno si diventa uomini degni di felicità.
Lo farà col coraggio di chi sa che non ci si deve mai rassegnare a una vita bell’e fatta. Lo farà con la speranza di chi sa che si può, in terra, essere profondamente vicini, per avvicinarsi, insieme, al vero.