È Dio che vive in cuore con l’evidenza di realtà non vista
“Il dialogo fra Dio ed Abramo: modello per un patto di crescita e fiducia fra Dio e l’umanità”: è il titolo dell’intervento del rabbino Joseph Levi, docente di psicologia evolutiva e di Storia della Filosofia Ebraica del Rinascimento all’Università Ebraica di Gerusalemme, dal 1997 docente di Storia del Pensiero Ebraico presso l’Università di Siena e alla Stanford University e docente di psicologia evolutiva presso il Centro di Ascolto e Orientamento Psicoanalitico di Pistoia.
Gli episodi biblici della storia di Abramo, soprattutto quelli che riguardano Isacco, sono oggetto non da ora di interrogativi riguardo la ragionevolezza di una morale che richiede seguito obbediente e sfida della libertà. Levi si chiede “quale legittimità possono avere i richiami personali, particolari, di una tale o un’altra voce divina? Di una o di un’altra tradizione ed esperienze rivelata di contatto fra Dio e l’Uomo? E quando la voce è continua e persistente e parla nella tua lingua particolare, in ebraico o in arabo, in inglese, o in aramaico, in greco o spagnolo quali sono le misure che una religione ed una cultura deve intraprendere per analizzare in modo critico ma fedele il valore di una tale rivelazione? E con quali criteri?”.
Sono domande le cui risposte possono spiegare come in nome di una morale e rivelazione universali “l’Occidente abbia eliminato delle popolazioni particolari intere, in vari parti del mondo. Quale deve essere il ruolo della ragione e come possiamo farla diventare convincente?” Per poter capire gli episodi biblici di Abramo con Isacco occorre mettere in primo piano il patto di fiducia che Dio offre all’uomo insieme alla richiesta di devozione che in esso è inclusa. In tale fiducia divina c’è il seme della crescita umana oltre il limite della propria creaturalità e l’affermarsi di una morale che riconosce il valore dell’altro simile a sé, la cui vita esige il rispetto che si deve a Dio. Una capacità che porterà Abramo ad essere l’interlocutore di Dio, anche in materia di giustizia, come narra la Bibbia nell’episodio di Sodoma e come fa nel libro di Giobbe.
La lettura biblica proposta dal Rav. Levi è quella di un neo-umanesimo basato su di un Dio che ha fiducia nell’umanità per il radicarsi nell’uomo della consapevolezza della presenza in sé dell’immagine divina, consapevolezza che accresce il patto tra due Soggetti. “Questa reciproca riconoscenza e legittimazione, fa accrescere il patto e la fiducia fra Dio e l’uomo. Aumenta notevolmente la fiducia nell’uomo e nella sua mente e allarga ed approfondisce ancora il raggio della sua responsabilità come dice la stessa letteratura della saggezza biblica: far accrescere la propria conoscenza significa accrescere la propria sofferenza. Sofferenza umana positiva dalla quale nasce la moralità e la ragione”.