Uomo cioè figlio
Uomo cioè figlio
Siamo creature. Fatti da altro da noi. Come ogni altro essere. Eppure l’umano possiede qualcosa che lo distingue dal resto del creato. Siamo “immagine” di chi ci ha creati, secondo le parole della Genesi (1,26-27). Un progetto ci costituisce, un progetto comune a ogni uomo. Il medesimo atto d’amore di quell’unico padre. Ma la Genesi aggiunge un altro tratto fondamentale che ha a che fare con la nostra responsabilità e dignità; che mette in chiaro la nostra libertà nel cammino della vita: siamo voluti “secondo la nostra (del creatore) somiglianza”. Se l’immagine è quasi come la pennellata dei tratti antropologici, l’impronta lasciata da chi ci genera che ci restituisce immediatamente l’idea del padre, la somiglianza dipende da ciò che noi faremo di noi stessi; è attivata dalla responsabilità, dalla dignità, dalla libertà del figlio.
Il percorso biblico che il professor Roland Meynet suggerisce nel proporre la nostra figliolanza divina prosegue con diversi altri libri del Primo Testamento per rivolgersi poi al Prologo di Giovanni (Gv1,1-18). “In principio era il Verbo – e il Verbo carne avvenne -”. Anche Giovanni non pronuncia il nome figlio, né quello di Gesù, nella prima parte del Prologo. Pur tuttavia carne avvenne. Nella carne si rivela il divino; in modo unico, come si legge proseguendo nel testo, ma non in modo a lui solo riservato, perché Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto. La pienezza della nostra filiazione non procede da un vincolo di sangue, (che non potrebbe completare il bisogno profondo di autenticità dell’uomo- giacchè ogni padre carnale è soggetto alla morte), ma dal desiderio stesso di Dio che ordina la figliolanza di Gesù alla nostra. Chi accoglie tale Figlio, figlio può diventare.
Se noi uomini desideriamo arrivare fino al nostro più intimo bisogno, quello che supera ogni necessità contingente, per inseguire la realizzazione piena della nostra umanità, allora dovremo riconoscere ed abbracciare quella relazione primordiale di figli che ci è donata e che non ci verrà mai tolta neppure con la morte.