“Io sono quel che sarai”
Benvenuti. Cominciamo.
“Così all’occhio che vede il futuro, / il più timido fiore del prato / in un giorno d’inverno, / è dorata rappresentazione / di rose e di gigli”. Il futuro è infatti già preannunciato da quel che so vedere nel presente e ad ogni passo l’impossibile può farsi possibile se, in mezzo a qualsiasi inferno, personale o sociale, volontario o involontario, cerchiamo “di riconoscere chi e che cosa non è inferno” e lo facciamo “durare”, dandogli spazio e praticando quella perseveranza, chissà un po’ testarda e bambina, che è richiesta a chi desidera svegliarsi dal sonno ed edificare.
“Non mi basto” è il titolo della mattinata di oggi: è un invito a permettere che siano demolite, almeno un poco, le inferriate dentro le quali l’istinto c’induce sempre a rinchiuderci, per aprire invece lo sguardo e la mente ad abbracciare con simpatia e con stupore i modi diversi che abbiamo di parlare e di essere presenti nelle circostanze in cui ci troviamo, così da saper valorizzare le pur rarissime azzeccate azioni nostre e degli altri, e così da saper accogliere la diversità dei compiti, e persino gli errori di chi, in buona fede, ha la pazienza e il valore di rimettersi all’opera ogni mattina.
E perché la denuncia sia sempre accompagnata da una possibilità di riscatto e di risposta positiva, ci può forse essere utile, sia da giovani come da anziani, qualcosa che un filosofo ha voluto descrivere in questo modo: “Abituatevi a fare tutto ciò che fate con cura e precisione; che il vostro agire non abbia niente di impreciso, non fate niente in modo grossolano. Ricordatevi che nell’approssimazione si può perdere tutta la vita, mentre al contrario, nel compiere al ritmo giusto anche le cose e le questioni di secondaria importanza, si possono scoprire molti aspetti che in seguito potranno essere per voi fonte profondissima di un nuovo atto creativo”.
La prima azione che in questa mattinata ci è chiesta di fare è di ascoltare. Al posto del mormorio interiore dato dalle preoccupazioni quotidiane e al posto del mormorio che ci viene dall’esterno e che che ci assorda, fare silenzio e condividere l’altro che è venuto per parlarci; fare silenzio, dunque, quasi sparire in esso, per poi ritrovarsi più liberi e più coraggiosi nel dirsi e nel chiedere.
In questa bella mattinata, il nostro primo relatore è il cardinal Giovanni Battista Re, che fu presidente della pontificia commissione per l’America Latina e prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi, il quale parlerà sul tema: “Dare radici e futuro ai giovani”.
Paola Eletta Leoni