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PASQUINI Emilio

11 Agosto 2015 Nessun Commento

Nato a Padova nel 1935 è un filologo italiano. È professore emerito presso l’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna, dove ha tenuto l’insegnamento di Letteratura italiana. Allievo di Raffaele Spongano, di Umberto Bosco e di Gianfranco Contini, è fra i maggiori studiosi italiani di Dante, e si è occupato di aspetti rilevanti della cultura tre-quattrocentesca, fornendo importanti contributi filologici.

Laureato a Bologna in Letteratura italiana nel 1956, divenendo poi professore di ruolo nei licei dal ‘59 al ‘61. Fra il 1961 e il 1966 entra a far parte del Centro studi di filologia italiana dell’Accademia della Crusca. Libero docente di Letteratura italiana dal 1967, nel 1975 diviene professore ordinario di Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, ed è stato dal 1996 al 2002 Direttore del Dipartimento di Italianistica dello stesso Ateneo.

Dal 1986 è Presidente della Commissione per i testi di lingua. Fa parte del Consiglio Direttivo dell’Istituto di studi pirandelliani, e dal giugno 2005 è membro onorario della Dante Society of America. Il 26 settembre 2007 è stato eletto Presidente della Società Dantesca Italiana, incarico ricoperto fino al 2012. Nell’ottobre 2012 è stato eletto Presidente generale dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna.

Collaboratore dell’Enciclopedia dantesca e di varie riviste specialistiche, è studioso dei primi secoli della Letteratura italiana (specie Dante, Petrarca e i trecentisti minori), ma anche del Cinquecento e dell’Ottocento. Filologo e storico della cultura, è autore di oltre trecento pubblicazioni: in particolare, l’edizione critica delle Rime del Saviozzo (1965) e il complesso delle ricerche sul “secolo senza poesia”, in parte rifluite nel volume Le botteghe della poesia. Studi sul Tre-Quattrocento italiano (Bologna, Il Mulino,1991); i capitoli sulle Origini nella Letteratura italiana (Laterza, 1970) e sul Due-Quattrocento nella Storia della letteratura italiana (Salerno editrice, Roma 1995-96); il commento alla Commedia dantesca in collaborazione con A. E. Quaglio (1982-86); varie letture di canti o su temi della Commedia, ivi comprese le tante voci lessicali nell’Enciclopedia dantesca, un ventaglio di indagini confluito nel volume Dante e le figure del vero (Milano, Bruno Mondadori, 2001) e nella recentissima Vita di Dante. I giorni e le opere (Milano, Rizzoli, 2007); i sondaggi sui Trionfi del Petrarca in vista dell’edizione nazionale (Preliminari, 1975; Fra l’autografo e i testimoni di collazione, 1999, la riproposta delle Opere italiane nel Casanatense 924, Modena, Panini, 2006, ecc.); i vari studi sul Rinascimento (Una “bucolica” anonima, 1967, 1968 e 1980; Echi minori nel Boiardo lirico e bucolico, 1970; commento ai Ricordi del Guicciardini, 1975 e 1984 in terza ed. accresciuta); quelli sul Leopardi (di cui nel 2000 ha anche edito gli Appunti e ricordi) e sullo Stendhal (Il “milanese” Stendhal e le polemiche linguistiche del primo Ottocento in Italia, 1972), su Antonio Fiacchi (1984) e sul Carducci (1985), poi anche sullo Zambrini (1989), questi ultimi, con altri contributi sul secolo XIX, confluiti nel volume Ottocento letterario. Dalla periferia al centro, Roma, Carocci, 2001. Ultimo nato, il volume di Prose scelte del Carducci (Milano, Rizzoli, 2007).

Oltre alle edizioni critiche dei Trionfi del Petrarca e delle Prediche bernardiniane del 1427, nonché a quella commentata delle Novelle del Sermini, ha studiato il rapporto tra Montale e Pirandello (tre studi su Satura, fra il 1985 e il 1996) e i Mottetti, quest’ultimo all’interno del Breviario dei classici italiani (Milano, Bruno Mondadori, 1996).

È stato Visiting Professor nelle Università di Perth (1974), Los Angeles UCLA (1986), Montréal (1988), Yale a New Haven (1990), Oxford (2001), e ha tenuto cicli di lezioni in varie altre università, fra cui Paris VIII, Oxford, Odense, Dakar, Erevan e Gand in Belgio.

Partecipazioni al Tonalestate:
Nel 2015, conferenza del 4 agosto dal titolo “L’altezza di ingegno e i suoi freni nella prospettiva dantesca”.

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