Introduzione 2015 di Paola Leoni
Eccoci qui, avendo da poco iniziato (parafrasando, nel suo contrario, il Riccardo III di Shakespeare) l’estate del nostro contento.
Il lavoro di questi quattro giorni sarà come una lanterna che può aiutarci a camminare nelle tenebre, senza paura, perché la paura immobilizza, e senza sconforto, perché lo sconforto ci rende schiavi o di noi stessi o degli altri. Entriamo nelle tenebre del nostro tempo con una lanterna che ci permette di riconoscere le vere speranze e di intuire (e quindi rifuggire) quando la seduzione ci invita a farci accettare per vero il falso.
Il tema, delirio d’onnipotenza, è davvero complesso e la complessità di questo tema è molto utile: dato che nessuno di noi può dire di avere davvero riconosciuto, con dolore, in se stesso, quando e come cede al delirio d’onnipotenza, nelle piccole o grandi cose, ascolteremo con più attenzione quanto ci viene spiegato, detto, raccontato. Il lavoro infatti di questi giorni non è fine a se stesso, ma ha uno scopo: risvegliare le nostre coscienze, cioè il nostro agire, il nostro parlare, il nostro modo anche di amare.
Il titolo della giornata di oggi è Homo mensura? Si tratta di una domanda (l’inizio non può che essere una domanda): ci chiediamo se l’uomo è o dovrebbe essere la misura di tutto. Questo titolo, Homo mensura? con un punto di domanda finale, sintetizza e mette in discussione uno dei più noti principi di Protagora (un filosofo greco del IV secolo prima di Cristo), i cui principi furono raccolti, a detta di Platone e di Diogene Laerzio, nel suo libro Sulla verità.
“L’uomo” avrebbe affermato Protagora, “è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono”. Che cosa intendesse Protagora per “uomo” (l’individuo o la specie umana?) e che cosa intendesse per “le cose” che sono e che non sono, non lo sapremo mai con sicurezza. Ma che l’uomo e le cose si confrontino è un’evidenza. E nel come si confrontino consiste l’identità di una persona.
Addentriamoci dunque con confidenza in queste tenebre che sono il mondo che ci circonda. Ascoltiamo con attenzione i nostri relatori che non tengono come tesoro geloso il loro sapere o quanto l’esperienza di vita ha loro insegnato, ma, al contrario, condividono con gli altri il loro tempo, il loro sapere e la loro disciplina. Cominciamo invitando Paco Prieto.