Su chi andremo a riposarci?
Uno degli interventi più attesi di questa edizione è stato quello di Jean Marie Lassausse, sacerdote della Mission de France e agronomo. Nel 2001 è stato incaricato dall’arcivescovo di Algeri di prendersi cura delle coltivazioni dell’abbazia di Tibhirine, scenario del prestigioso film “Uomini di Dio” che ha fatto conoscere la tragica vicenda dei sette monaci trappisti rapiti e uccisi, nella primavera del 1996, durante la guerra civile tra islamisti ed esercito.
Padre Lassausse ha iniziato il suo racconto presentando un nuovo documento video intitolato “i superstiti” che riporta una bella intervista all’ultimo sopravvissuto. Frère Jean-Pierre Schumacher ripercorre la vita della piccola comunità e gli ultimi tragici avvenimenti che ne conclusero l’esperienza. In particolare le sue parole confermano quanto il film aveva mostrato e cioè che i monaci di Tibhirine non erano in quel luogo per convertire ma per vivere con la gente di quel piccolo villaggio algerino essendone totalmente parte in ogni vicenda.
Ora l’opera continua senza l’esperienza monastica ma attraverso l’azione del gruppo di sacerdoti e laici, fatto anche da numerosi volontari di diverse parti del mondo, della Mission de France in stretto contatto con la popolazione. E’ un insediamento costituito da un Centro di preghiera circondato da persone di diverse fedi; un centro agricolo di otto ettari coltivati a vigneti e alberi da frutto; una mensa per i bambini della scuola del villaggio.
Si è trattato di un ritorno molto atteso dalla gente che ha compreso che l’unico motivo della presenza di quegli stranieri è partecipare della loro vita e imparare che è possibile vivere insieme. Le relazioni non sono sempre facili, qualche volta sono rudi, ma documentano di una fusione d’intenti. Padre Jean Marie racconta, per esempio, della piccola crisi provocata dalla decisione di costruire una moschea davanti alla porta del monastero, con la chiara intenzione di convincere la comunità cristiana ad andarsene. Al contrario i padri diedero il loro aiuto. La Moschea venne costruita e quasi subito chiusa per difetti di stabilità essendo stata progettata su un terreno malfermo. La gente del luogo commenta che bastava si fossero ascoltati i monaci e si sarebbe evitato lo smacco. Oggi la preghiera di tutti, cristiani e mussulmani, si svolge regolarmente sulle tombe degli “uomini di Dio”. Il seme gettato nella terra di Thibirine sta dando il frutto inatteso dell’unità e della pace.
La testimonianza di Padre Lassausse è stata prevista nella giornata dedicata al dialogo interreligioso. Il numeroso pubblico presente ha potuto capire che tale tipo di dialogo sta nel vivere gli uni accanto agli altri e vedere che è una realtà possibile, una realtà che fa anche scoprire il volto autentico dei cristiani.