Parla la lingua che mia madre mi parlava…
“Parla la lingua che mia madre mi parlava, la lingua che ha il suono più dolce, la lingua irlandese che porta via la tristezza dal mio cuore.”
Prionnsias Ristéard Gearóid Ó Brollaigh (Francie Brolly) è portavoce da molti anni al Tonalestate del popolo irlandese. Ha una lunga storia come esponente del Movimento dei Diritti umani e portavoce della cultura del suo Paese nelle sede istituzionali. Parte della sua ricchissima biografia è consultabile sul sito del Tonalestate.
Quest’anno ha esordito cantando in gaelico la canzone di cui riportiamo qualche passo in apertura. E’ stato il modo più evocativo per introdurre il suo intervento teso a far conoscere la devastazione delle lingue originarie tentata in Galles, Irlanda e Scozia dai lunghi anni della colonizzazione inglese.
Tentare di “sterminare”, secondo l’espressione usata dal Relatore, una lingua nativa significa strappare l’anima di un popolo. Così è stato in Galles dove perfino i rappresentanti eletti in Parlamento non potevano usare il gallese per evitare gli strali dei giornali londinesi che li accusavano di essere barbari che complottavano nella loro lingua primitiva. Nelle scuole pure veniva proibito di parlare il gallese al punto di punire i bambini che la usavano. Ciò nonostante il gallese sopravvisse nei ceti più poveri. La stessa sorte toccò alla Scozia la cui identità nazionale fu basata per secoli sulla loro lingua celtica e gaelica. Una lingua, il gaelico, che la Scozia condivide con gli Irlandesi insieme alla storia dell’invasione imperialista britannica.
Essendo però l’Irlanda separata geograficamente era un bersaglio più difficile pertanto la conquista fu più spietata.
Quando nel 600 gli inglesi prevalsero emanarono leggi penali che negavano quasi tutti i diritti umani privando la gente persino dei propri cognomi originari. Nell’800, con la nascita del Regno Unito nacquero anche le scuole nazionali per eliminare del tutto lo studio della lingua gaelica. Fino al 1937, quando fu emanata la nuova Costituzione, non fu più possibile studiare la letteratura e la storia irlandese nelle scuole. Oggi l’irlandese è tornato ad essere lingua ufficiale nell’Unione Europea.
Brolly spiega che la resistenza e la sofferenza che costò ai Gallesi, scozzesi e irlandesi la difesa della loro lingua nativa nasce dalla consapevolezza che una lingua è molto più di uno strumento di comunicazione. E’ portatrice di un’anima: l’anima della nazione, delle tradizioni e delle stratificazioni della storia, dei legami e delle idee di un popolo. E’ l’espressione, nella letteratura, nelle arti, nell’opera tutta degli uomini, della loro identità.