L’esclusione della parola
La Banca mondiale ha pubblicato una ricerca che titola: “ Voices of the Poor”. Il paradosso è evidente e inquieta perché non si spiega come è potuto accadere che se c’era l’intenzione di ascoltare “le voci dei poveri” si sia potuto arrivare a un tale disastro sociale e umano di cui tutti siamo vittime.
La democrazia partecipativa fortunatamente non è ancora scomparsa del tutto, pur tuttavia non si può negare di assistere a un discredito di quanto non è allineato e infastidisce. Il povero che interpella i servizi sociali sempre più esangui, lo straniero che disorientato si affanna tra lacci e lacciuoli per vedersi riconoscere anche semplici diritti di base sono alcuni simboli di “esclusione della parola”. E’ questione di giustizia disimballare la vita vera dall’imbroglio nella quale l’ha rinchiusa chi ha predicato l’eldorado di un mondo fatto solo per alcuni.
Jean Tonglet,(biografia sul sito) ha presentato il lavoro di due uomini che non intendevano dispensare consigli e suggerimenti intellettuali sul disagio comunicativo di molti riguardo la propria condizione, ma hanno piuttosto raccolto un grido, un messaggio, una provocazione con azioni concrete accanto ai più poveri.
Padre Joseph Wresinski, nato ad Angers in Francia da una famiglia di origine polacca, è stato il fondatore del Movimento Internazionale ATD Quarto Mondo. Il mondo in cui egli stesso era nato, quello della povertà. Una popolazione che non può assumere le sue responsabilità né esercitare i diritti che valgono per tutti se altri non vengono a darle la propria vita, infondendole fiducia in se stessa, nell’umanità e in Dio. Un popolo privato della possibilità di avere una parola pubblica. “Le famiglie che vivono nella grande povertà sono donne e uomini che non danno solamente da pensare ad altri per la loro condizione e per la testimonianza che ne danno. Essi ed esse pensano, per loro stessi; essi ed esse sono autori di un pensiero”. Tale pensiero e la voce che lo potesse esprimere nel contesto internazionale è stato l’obiettivo di padre Wresinski. “Chi può sapere meglio di questo popolo, per il fatto di averlo vissuto, ciò che opprime gli uomini, ciò che li distrugge?”.
L’altra figura è quella di un italiano, vissuto in Sicilia negli anni 50: Danilo Dolci. Quest’uomo semplice, figlio di una regione povera, adottò il metodo maieutico di Socrate. Cercò cioè di incoraggiare chi ne era privato a trarre fuori e dire pubblicamente i pensieri più profondi, i bisogni più veri, la consapevolezza di poter avere un ruolo attivo anche nelle questioni sociali e politiche che li riguardavano. Così per i contadini interessati alla riforma agraria, i pescatori impegnati contro la pesca di frodo, i senza tetto per conquistare il diritto a una casa, il disoccupato che chiede lavoro per mantenersi. Dolci affiancò queste persone nella lotta per avere ascolto nella questioni che riguardavano la loro vita.
Entrambi questi uomini, come molti altri ce ne sono stati ( e al Tonalestate di quest’anno si ascolterà anche la voce di uno dei primi alunni di don Milani) riconsegnarono la dignità dell’essere umano a chi ne era stato defraudato concedendo loro, spesso e semplicemente il diritto di parola.