Educare alla conoscenza dell’altro
Come ogni giornata, anche questo 4 agosto 2013 aveva un tema specifico entro il più vasto argomento del Convegno. “Educare-accompagnare” è il titolo che raccoglie gli interventi della mattinata.
Per parlare di linguaggi e trasmissione della cultura è intervenuto Sua Eccellenza Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’educazione cattolica con una ricchissima relazione che riferiamo per punti molto sintetici, offrendola ai molti amici del Tonalestate che seguono i lavoro a distanza.
Persona e linguaggio sono inscindibili giacché la persona è relazione, è fatta per comunicare. I linguaggi esprimono la capacità dell’uomo di condividere un mezzo per costruire relazioni. Le forme del linguaggio sono diverse e complementari: le forme verbali ci aiutano a raccontare, a produrre effetti nei destinatari ma non solo le sole. Vi si affiancano messaggi più articolati quali i gesti, i toni, i timbri della voce, i suoni, le espressioni del volto.
Tali efficaci strumenti che la persona possiede in modo connaturale riescono ancora a trasmettere una cultura che è fatta di tradizioni, di storie, di drammi e di passaggi esistenziali? Oggi è diventato più problematico perché la cultura si è fatta più liquida e polverizzata facendo venir meno i punti di riferimento fondanti.
Il problema culturale viene perciò, oggi, prima dei linguaggi. Da ciò nasce la questione educativa, problematica come quella culturale per tre motivi:
- è in crisi il rapporto tra generazioni che pone in discussione l’idea di autorità e di libertà.
- C’è da affrontare in modo corretto la rivoluzione digitale che trasforma in modo profondo, logico e sapienziale la capacità e le possibilità relazionali.
- C’è la realtà dell’interculturalità. Se è in atto un meticciamento e un’ibridazione della famiglia umana, come identificarsi, come formare una propria identità?
- Sebbene sia una sfida entro tali problematiche, l’educazione mantiene alcune strategie di fondo:
- Passare dalla quantità dei processi conoscitivi alla qualità di essi. Saper riconoscere cosa è prioritario e cosa no perché si verrà chiamati a scelte etiche, cioè di comportamento.
- Ogni gesto educativo deve essere umanizzante.
- Ogni sapere deve portare a legare le conoscenze alla vita concreta.
- Deve essere educazione alla cittadinanza, cioè abituare alla responsabilità che è fatta di due aspetti: “responsum dare”, cioè trovare risposte alle mie domande e a quelle del mondo e “res-pondere”, cioè portare sulle spalle il peso della vita.
Il secondo passaggio della riflessione di Monsignor Zani ha riguardato la specificità che i cristiani vogliono offrire.
Una specificità antropologica. La rivelazione cristiana è portatrice di un’idea di persona svelata da una parola incarnata. L’uomo è il tu di Dio e Dio è il primo tu dell’uomo.
All’origine della relazione c’è un Dio che è agape, definizione dell’amore dal greco col significato di donarsi gratuito, senza tornaconto, né necessità. In tale rapporto, l’uomo è figlio, è fratello, è generativo. Ciò mette in atto una dinamica per la quale non basta pensare che io posso amare un altro ma porta ad amarsi a vicenda. Una reciprocità che accoglie e lascia crescere l’altro e che vive della “kenosi”, dell’umiltà, che è fondamento dell’amore. Se tale è l’ontologia umana, essa è propria di tutti e consente di applicare la grammatica del dialogo.
Tale antropologia è la ricchezza della partecipazione cristiana al bene comune.