Nati per scegliere?
Il pomeriggio del 5 Agosto è stato aperto da Marcello Buiatti, docente di genetica dell’Università di Firenze, intervistato da Giuseppe de Marco, docente ed editore.
Pur nella complessità della materia di cui si occupa, Buiatti riesce a spiegare e rendere comprensibili alcuni concetti e idee suggestive. Lo fa iniziando dal concetto di libertà che, da scienziato, spiega come facoltà e volontà di cambiare, fondamentale per la vita di ogni essere vivente. La materia, spiega Buiatti, esiste se cambia, altrimenti, prima o dopo, soccombe. Tutti gli esseri viventi hanno propri sistemi di cambiamento, tra cui la capacità di muoversi e ricercare l’ambiente più favorevole e adatto a sé. Questa capacità di cambiare aumenta nelle associazioni di organismi più che nel singolo e dà vita a una libertà cooperativa, alimentata dalle diversità. Se questo vale per tutti gli esseri viventi, l’uomo ha uno strumento in più nelle straordinarie potenzialità del proprio cervello, il quale, attraverso le sue molteplici connessioni tra neuroni, ha un’enorme variabilità di pensiero. Noi uomini siamo in grado di “fare pensiero” a prescindere dall’utilità di tale pensiero, anche solo per un nostro gusto o per assecondare un nostro piacere. Siamo attivi nel cambiare l’ambiente che ci circonda ed è per questo che la nostra libertà aumenta e si arricchisce nella fratellanza e nello scambio, garanti delle diversità e trasformazioni delle idee umane.
Sollecitato da De Marco che chiede come mai l’uomo faccia tanta fatica a pensarsi come comunità, Buiatti riconosce che stiamo passando attraverso due fasi di disumanizzazione, la prima viene dalla metafora meccanica dell’uomo e della vita. Ci siamo inorgogliti a tal punto da pensare di poter derivare il nostro vivere dalla tecnica, ossia dalla meccanizzazione del nostro mondo, interamente progettato da noi. Negli anni ’60 del 900 ci siamo accorti che ciò aveva effetti negativi verso scenari non augurabili, per esempio sul clima, segnali che però abbiamo ignorato. La seconda fase deriva dal non aver voluto credere a tale fallimento. Così abbiamo smesso di produrre beni e abbiamo deciso di dedicarci solo ai prodotti finanziari, dimenticandoci di essere vivi. Oggi, pertanto, obiettivo della società è far funzionare un mercato virtuale e ciò allontana gli uomini perfino dalla democrazia, intesa come partecipazione del popolo e ci viene meno progressivamente ogni benessere.
La risposta di Buiatti a tale disorientamento, che porta disumanizzazione, ci riconduce al pensiero: “pensare è gioia immensa, è il modo con cui gli esseri umani si evolvono”. Con il pensiero possiamo studiare, fare ricerca, individuare soluzioni; è un segnale di speranza per l’umanità, connesso con la necessità dell’incontro con gli altri. Poiché la genetica stessa ci insegna che il cervello si organizza in funzione dei segnali che riceve dagli altri esseri umani, la nostra è una grandiosa avventura insieme, cooperativa, fatta del contributo di ognuno ma in vista di una comunità di esseri. A partire da tale consapevolezza ognuno di noi può fare della propria vita una scelta libera, volta al cambiamento costante e all’incontro con gli altri, modalità nella quale sempre l’umanità si è evoluta.
Il professor Buiatti ha risposto a un giovane che gli chiedeva perché e come dedicarsi alla ricerca in questo modo: farlo perché è divertente vedere come è fatto il mondo ed è entusiasmante vedere il cervello che funziona; farlo fuori dall’Italia perché qui tutto è arretrato; farlo da indipendenti perché non è detto che l’unica ricerca possibile sia quella al soldo delle imprese.