Cronisti tra il pubblico
Partecipare al Tonalestate significa passare agevolmente dall’italiano, allo spagnolo, al francese, al giapponese in un improbabile miscuglio di suoni, strani versi e gesti che risulta inaspettatamente comprensibile. Significa ritrovarsi su un autobus a cantare canzoni giapponesi, con volti sconosciuti che improvvisamente diventano familiari, o sotto un tendone a intonare i cori dei canti dell’esilio e dei migranti.
Significa passeggiare per sentieri montani tra mucche e cavalli, e affacciarsi al mattino alla finestra immergendosi nella serena limpidezza della vallata e nella poderosa maestosità del ghiacciaio. Significa ritrovarsi ad ascoltare, da buona romana con spiccato accento romano, i tentativi dell’albergatore “padano” di raccontare barzellette in “romanesco”… con scarsissimi risultati!
Significa stupirsi e restare ammirata dal senso del pudore giapponese o dalla “cavallerosità” sudamericana. Significa sentirsi perfettamente a proprio agio in una grande “compagnia”, che insegna che non ci sono barriere nè ostacoli, se non quelli mentali, nello stare bene insieme: padani e romani, giapponesi e salvadoregni, palestinesi e israeliani, hutu e tutsi, cattolici, musulmani e anarchici…
Significa conoscere e condividere. Senza retorica, senza filtri. Mangiare, camminare, pregare, dormire, cantare insieme. Vedere ciò che vede l’altro con i suoi stessi occhi.
Significa vivere nei fatti e nella quotidianità quello che troppo spesso predichiamo solo con le parole. Fare silenzio… silenzio… e mettersi all’ascolto di esperienze, di testimonianze di dolore, di rabbia, di speranza, di perdono. Di storie di vita che parlando del male, analizzandolo e scandagliandolo, sembrano quasi riuscire ad esorcizzarlo e proiettarlo verso il bene.
Significa portarsi dietro, al ritorno, una ricchezza che non ha nulla a che spartire con quell’Auri Sacra Fames che era l’oggetto della riflessione di quest’anno. E tanta voglia di tornare su quelle montagne…