Introduzione a Tonalestate 2011
di Maria Paola Azzali (presidente Tonalestate)
Quest’anno si rifletterà sui genocidi, quelli esecrabili del passato, ma anche il loro drammatico ripetersi nella nostra attualità.
Durante le quattro giornate si indagheranno le radici filosofiche, culturali, politiche, religiose, storiche, da cui proviene un’eterna, maledetta, fame che aggredisce l’uomo per depredarlo delle risorse naturali e materiali, dei diritti, fino alla dignità e alla vita. Ma si cercherà anche di capire la genesi e gli scopi di alcune delle lotte che, nel nostro tempo, si accendono per preservare i popoli nella loro identità, cultura, bisogno inesausto di giustizia universale.
Lo scopo di queste nostre giornate non è mai solo la denuncia, anche se la denuncia è un’azione civile importantissima e necessaria, senza la quale saremmo ingannati a muoverci verso utopie irrealistiche o a trasformare schemi di cambiamento in dogmi che risulterebbero stretti, scomodi e dannosi. Ma non è sulla pura denuncia che si possono recuperare le basi di un’azione tesa a creare le isole di resistenza che da sempre il Tonalestate desidera, quando le incontra, valorizzare e far conoscere.
Dice una cultura antichissima che Dio creò, prima del cielo e della terra, il pentimento. Se non ci si pente di ciò che è stato fatto, se non chiediamo perdono – gli uni in nome anche di chi non sa che dovrebbe chiederlo o lo sa ma non vuole farlo –, il nostro parlare sarebbe certamente un parto superficiale, superbo, infruttuoso, e saremmo sventurati, come lo sono tutti coloro che si affidano al suono delle loro parole.
Di che cosa dobbiamo chiedere perdono? Questa è la prima domanda.
Poi, segue la seconda: che tipo di sacrificio è richiesto – a ciascuno di noi, così come agli uomini che gestiscono, a vari livelli, il potere e possono condizionare le menti e le azioni di altri – per non fare, di ogni tentativo di ricostruzione, una Torre di Babele, quella torre che Dio distrusse, proprio perché contraria al bene dell’uomo?
Poi, segue la terza: che cosa dobbiamo aspettare? Qual è la promessa nascosta anche nel cuore del nostro tempo? Il tema che nei prossimi giorni ci vedrà radunati ci porta, quasi come un fardello insopportabile, angoscia e, ancor più di essa, ci scontra con la sventura che crea mostri ed eventi, a volte soggetti al caso, troppo spesso vittoriosi nel possesso e nel dominio del destino di interi popoli.
Come diceva Simone Weil, “la verità sta dalla parte della morte”, “dolore di germinazione dell’anima a cui spuntano le ali”, cioè che nasce alla vera vita. Se i giovani di anni o di cuore “sono stanchi di vedere ancora un sole che brilla condannato”, il cammino da percorrere è sempre nuovo e antico: “eretti, è necessario andare/ là dove l’anima non osa”, come fece Abramo e come ci insegnano molti uomini e donne di buona volontà che qui convergono dai tanti angoli della nostra amata terra, ad incontrarsi, ascoltarsi e, siamo sicuri, a riprendere con più vigore e coraggio l’ineliminabile vocazione al bene cui l’uomo è chiamato e a cui il nostro Tonalestate vuole collaborare.