Divide et Impera – Esposizioni Tonalestate 2011
divide et impera (a noi tutta la (in) giustizia) photogallery
Esposizioni Tonalestate 2011
Orari di apertura: 5-6-7 agosto 11.30-13.00 e 18.00-21.00 – 8 agosto 11.30-13.00
La dodicesima edizione del Convegno internazionale di Tonalestate, accoglie, sotto uno stesso titolo, le opere di artisti di diversa nazionalità. La storia umana è una storia piena di crudeltà e ingiustizia. La volontà di dominare di pochi ha avuto la meglio sui diritti della maggioranza, l’uomo è stato ridotto a un nulla dal potere – potere inteso, in questa nostra condizione contingente, come un sistema o un complesso di rapporti ingiusti e arbitrari – che tende a rompere l’unità tra gli uomini, secondo il vecchio adagio del “divide et impera”. L’uomo spinto dalla sete di potere, dalla “sacra fame dell’oro” compie le peggiori atrocità contro suoi simili. Ma l’uomo stesso nella sua grandezza e miseria sente dentro sé il bisogno di una giustizia suprema.
Le diverse espressioni artistiche che verranno presentate al Tonalestate non sono una risposta definitiva, che non cerchiamo e non possiamo dare, ma vogliono evidenziare, con il linguaggio dell’arte, l’orrore di tali ingiustizie. Le mostre di Ugo Panella, Otoniél Sabillon, Vladimir Sabillón, Gabriela Vaccari e Marcela Zamora , le esposizioni dedicate alle donne africane e alla vita di Don Lorenzo Milani ci ricordano che non c’è nulla di più ingiusto che far parti uguali fra disuguali, che la minima ingiustizia non può essere taciuta, che l’uomo ha fame non solo di pane, ma anche di giustizia.
Fondazione Don Lorenzo Milani: “Barbiana: il silenzio diventa voce”
Ponte di Legno, Scuola Elementare
La mostra del Tonalestate è la versione itinerante di una più grande esposizione (più di 150 foto originali d’epoca) esistente a Barbiana, una piccolissima parrocchia italiana sul monte Giovi, nel territorio del comune di Vicchio del Mugello, sede della scuola dove Don Lorenzo Milani svolse la sua attività educativa e pastorale. Soggetto delle fotografie è la vita di questo magnifico personaggio: un percorso che va dalla sua giovinezza all’ingresso in seminario, dall’incarico a Calenzano, all’”allontanamento” a Barbiana, dove fu priore fino alla morte, nel 1958, sino agli sviluppi della scuola e il lavoro ivi svolto. Le immagini rappresentano la vita quotidiana nella sua parrocchia: foto di gruppo con i suoi ragazzi o durante una lezione tutti intorno a un tavolo con un unico libro. È il racconto di una vita dedicata ad un compito, che è servizio a Dio attraverso il servizio agli uomini. Una vita tesa alla ricerca della giustizia, una giustizia che Don Milani visse soprattutto con suoi ragazzi, nel paziente e sacrificato lavoro educativo. Egli diede loro un luogo dove né la ricchezza né la povertà facevano la differenza, una casa dove riscoprire la dignità dell’uomo. “E’ solo la lingua che fa uguali”, affermava in Lettere a una Professoressa. Con il suo I CARE esprimeva il suo interesse per l’umanità attraverso quelle persone che gli erano più prossime. La vita di don Milani è un esempio di come si possa agire nel proprio piccolo, senza bisogno di gesta straordinarie, cambiando il proprio particolare in funzione di un mistero infinito.
“Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.”
Gabriela Vaccari: La arcilla fundamental de nuestra obra es la juventud
Ponte di Legno, Hotel Mirella, Via Roma 21, Ingresso salone Paradiso
Gabriela Vaccari è una giovanissima scultrice italo-cilena nata nel 1986 a Santiago del Cile. A soli ventun’anni ottiene la laurea in Belle Arti con specializzazione in scultura all’Università Finis Terrae di Santiago e, nel 2006, frequenta il seminario di fonderia in bronzo presso la stessa Università. Nel 1999 ha frequentato un corso presso la scuola di Gioielleria contemporanea Raggo+Correa. Al termine degli studi ha cominciato a frequentare i Laboratori di scultura sia in Cile che Italia Nonostante la giovanissima età vanta già un’attività artistica assai vivace e creativa. Tra le diverse mostre a cui ha partecipato sono di particolare rilievo: Re-Nacer (galeria Blanc, Santiago, 2010), Mostra Arte Visive Sala comunale di Vöröstó (Hungheria, 2011), XX mostra nazionale G. Gronchi, (Pontedera, 2011) Mostra collettiva di scultura (Cornia di Moconesi, 2011). Attualmente ha un proprio studio a San Salvatore di Cogorno, a Genova.
Nelle sue sculture la materia dà corpo all’idea: il marmo calcare usato per le forme astratte rappresenta la giustizia ideale alla quale tendiamo. Il marmo statuario, usato per il corpo umano, rappresenta la lotta compiuta dall’uomo, tra passato e presente, per costruire un futuro più giusto.
Marcela Zamora: “María en tierra de nadie”
Ponte di Legno, sala Faustinelli, p.zzale Europa 70
Il docufilm, condotto dalla regista salvadoregna Marcela Zamora e dal suo team, narra le vicende delle donne dei paesi centroamericani che emigrano illegalmente verso il Nord America alla ricerca del Sueño americano.
Ogni anno circa 500.000 persone attraversano il Messico con la speranza di arrivare negli Stati Uniti: un viaggio lungo più di 50.000 chilometri, alla mercé di organizzazioni criminali come los Zetas, delle stesse autorità locali e dei soldati che spadroneggiano alle frontiere. Tra il 2008 e il 2009 il team diretto da Zamora percorre le frontiere tra il Guatemala e il Messico e si spinge poi lungo il Fiume Bravo, confine naturale tra il Messico e gli States. Il documentario riporta le interviste alle vittime dirette del traffico e della tratta sessuale da parte di los Zetas. Amnesty International informa che un 60% delle donne immigrante subisce violenze di tipo sessuale durante il viaggio. Nel 2009 la Comisión Nacional de Derechos Humanos de México dichiarava che, in sei mesi, 10.000 persone furono sequestrate per poter estorcere un riscatto ai familiari, soldi destinati al Coyote, incaricato di portare gli immigrati aldilà del confine americano. Un mancato pagamento portava alla tortura e alla sicura morte del sequestrato.
“María en tierra de nadie” è un lavoro che interroga la nostra tranquilla e comoda vita borghese, sbattendoci in faccia la dura e tragica realtà degli immigrati che compiono, da nord a sud, il Viaje de las esperenzas.
Otoniel Itsa Sabillón Ordoñez: “Nos han obligado al Heroismo”
Ponte di Legno, sala Hotel Mirella, via Roma 21 Ingresso salone Paradiso
Otoniel Itsa Sabillón Ordoñez è nato a Tegucigalpa nel 1986 in una famiglia artisticamente vivace. Inizia la sua formazione presso l’Escuela Nacional de Bellas Artes della capitale honduregna, nel 2005 si iscrive alla facoltà di Architettura presso l’Universidad Nacional Autonoma de Honduras. Dall’anno 2002 cominciano le sue partecipazioni a diverse esposizioni e mostre, tra cui una esposizione familiare nel 2004 presso l’Alliance française di Tegucigalpa e nel 2005 e 2007 presso il Centro Cultural Sampedrano. Nel 2006 e 2009 allestisce, al Tonalestate, mostre d’arte grafica. Il lavoro artistico presentato da Otoniel nell’edizione 2011 del Tonalestate è frutto di un minuzioso lavoro che inizia nel 2010.
La mostra dell’artista honduregno intende affrontare, non senza una certa ironia, la situazione del suo Paese in cui la lotta politico-economica tra classi benestanti e il Colpo di Stato militare del 28 giugno 2009 per avversare la politica del Presidente hanno originato una forte repressione dei principali diritti umani del popolo honduregno.
La profonda crisi che grava oggi sull’Honduras é il centro del lavoro di Otoniel Sabillon. Questo giovane e promettente artista è impegnato a realizzare disegni a penna su carta di carattere smaccatamente grafico: dietro la bellezza degli accostamenti di colori e l‘abilità tecnica si nasconde la “indignación” e l’invocazione di una giustizia personale e collettiva davanti a una imminente minaccia. L’uomo, più piccolo di un insetto, in mezzo al vuoto, viene schiacciato dalla mentalità comune, dalla volontà di dominare.
Le opere di Otoniel non si consumano nell’attività manuale o nella ricerca del “bello” astratto dalla “brutta” realtà umana; esse sono il segno di una critica attiva e di una personale ricerca di giustizia.
Ugo Panella: I LUOGHI DELLA MEMORIA (link ‘Español’)
Ponte di Legno, sala Faustinelli, piazzale Europa 70
Ugo Panella inizia la sua carriera di fotogiornalista alla fine degli anni ’70 documentando le guerri civili in Nicaragua, Salvador e Guatemala. Ha realizzato numerosi reportages che hanno riscosso successi internazionali in molti Paesi del centro e del sudamerica, Africa, Medio Oriente e sud est asiatico. Grazie al suo impegno, in Bangladesh, dove le donne vengono sfigurate con l’acido se rifiutano un corteggiatore, le leggi sono diventate severissime. Le sue immagini hanno raccontato, negli anni, l’emarginazione e la difficoltà di tante vite negate, dando loro voce e dignità. Nel 2009 a Sarzana, nell’ambito del Festival Sconfinando, ha ricevuto il premio al fotogiornalismo Eugenio Montale, istituito per la prima volta.
Quest’ anno si ricordano i 35 anni dal “golpe” militare del 21 marzo del 1976. La nazione partecipa unanime per condividere il ricordo di quegli anni difficili e tragici, censurati per troppo tempo perfino dalle democrazie occidentali, più inclini agli affari che ai diritti umani. Ho seguito la storia argentina dalla fine degli anni ’70, in pieno regime militare. Ho assistito alle occupazioni delle università, ho intuito la diffidenza della gente a parlare ed avvertito il clima cupo della tensione e della precarietà di quelle esistenze. Ricordo le parate settimanali di un esercito abituato a mostrare muscoli e impunità.Ugo Panella inizia la sua carriera di fotogiornalista alla fine degli anni ’70 documentando le guerri civili in Nicaragua, Salvador e Guatemala. Ha realizzato numerosi reportages che hanno riscosso successi internazionali in molti Paesi del centro e del sudamerica, Africa, Medio Oriente e sud est asiatico. Grazie al suo impegno, in Bangladesh, dove le donne vengono sfigurate con l’acido se rifiutano un corteggiatore, le leggi sono diventate severissime. Le sue immagini hanno raccontato, negli anni, l’emarginazione e la difficoltà di tante vite negate, dando loro voce e dignità. Nel 2009 a Sarzana, nell’ambito del Festival Sconfinando, ha ricevuto il premio al fotogiornalismo Eugenio Montale, istituito per la prima volta.
Ho visto nascere il movimento delle madri di ” Plaza de Mayo ” ammirando in quei cortei muti il coraggio di sfidare il potere e la paura. Poi, nel 1983, è arrivata la fine dei generali. Furono seppelliti con le loro stellette, dalla disfatta di una guerra suicida combattuta tra le scogliere delle Malvinas, isole dimenticate nel mare australe. Fu il colpo di coda di un regime che cercava ancora consenso nel sentimento nazionale degli argentini e una via di fuga dalle proprie responsabilità.
La storia, per fortuna, ogni tanto apre gli occhi e spariglia le carte. Quella sconfitta fu, soprattutto, la sconfitta di un’arroganza senza vergogna. Il seguito delle vicende nazionali è maturato, tra speranze e delusioni, mentre la ricostruzione di una fragile democrazia ha dovuto misurarsi con i poteri forti dell’economia e della politica coniugata tra privilegi e corruzione. Il tempo trascorso dalla fine della dittatura ad oggi, ha medicato, senza rimarginarle, ferite che apparivano insanabili. Questa volta ho trovato un’anima diversa a Buenos Aires e nei tanti luoghi dell’Argentina che ho attraversato in due mesi di viaggio, dalla pampa, alla Patagonia, alla Terra del fuoco.
Ho visto tanti muri colorarsi di racconti visivi, come se quelle fotografie pitturate fossero al tempo stesso ricordo, testimonianza e voglia di cambiare la storia in un domani migliore.
Le strade sono tornate ad essere luoghi d’incontro di un quotidiano senza paura. La notte vive e si anima nei locali che regalano musica e allegria nei quartieri di Belgrano, Palermo viejo, Puerto Madero, La Boca. I giovani sono di nuovo protagonisti delle loro esistenze, e non spariscono più nel buio di un garage clandestino. L’orrore del passato è divenuto memoria e le immagini che vi presento ne sono un breve racconto. Vogliono essere frammenti di un vissuto terribile, che oggi appartengono alla terra argentina, ma che dovrebbero essere memoria condivisa da ogni uomo libero.
“Walking Africa Deserves a Nobel Nobel Peace Prize for African Women”
Ponte di Legno, sala Hotel Mirella, via Roma 21
Solidarietà e Cooperazione CIPSI
Il continente africano, sfregiato da molte ferite, appoggia la propria sopravvivenza, in buona parte, sulla intraprendenza delle proprie donne. Ogni giorno, nel silenzio, esse tessono relazioni indispensabili alla vita quotidiana: la cura della casa, il lavoro nei campi che non appartengono quasi mai alla famiglia, la ricerca dell’acqua anche a chilometri di distanza, la commercializzazione nei mercati dei pochi beni di scambio che assicurano il necessario per un pasto giornaliero, l’organizzazione di microimprese, la tutela della salute e l’assistenza ai migliaia di bambini che rimangono orfani a causa della guerra o delle malattie.
IL CIPSI (coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale) porta al Tonalestate 2011 questa bella mostra documentario dell’Africa che cammina con i piedi delle donne. Il continente affida alle loro spalle i pesi, i sogni, le lotte e le speranza di tutto il popolo, perché senza l’oggi delle donne africane non ci sarebbe il domani dell’ l’Africa. La mostra fa parte della campagna internazionale per il riconoscimento del ruolo femminile attraverso l’attribuzione del Premio Nobel per la pace a tutte le Donne africane.
Hasbi Vladimir Sabillón Ordóñez: “Volti verso il potere”
Ponte di Legno, sala Consigliare
Vladimir Sabillón, dopo la prima formazione artistica a Tegucigalpa è venuto in Europa, prima in Francia, poi in Italia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2003 si è trasferito all’Accademia di Venezia dove si è laureato nel marzo del 2004. Nel luglio 2011 ha conseguito il titolo di Master in Visual Design presso la Scuola Politecnica di Design di Milano. Ha partecipato a varie mostre e rassegne (vincendo anche, nel 1999, il primo premio della giuria al “Salon de Exposicion de la Alianza Francesa”,). La sua prima esposizione italiana, durante Tonalestate 2000, è stata incentrata sul tema “Memoria e Mito”, con la proposta di temi della tradizione maya uniti a temi contemporanei. Nel 2003 partecipa alla “Exposición colectiva de pintura” realizzata durante l’anno accademico 2002-2003 nella “Accademia di Belle Arti” di Venezia (Italia) e, nell’estate, collabora alla esposizione collettiva di pittura “La grazia sottile” realizzata entro il “Tonalestate”. Nel Luglio 2008 è stato selezionato tra i 34 artisti che parteciperanno alla Biennale di Arti Visive dell’Honduras, incontro fondamentale del panorama artistico centro americano. Nel 2010 è tra i partecipanti della Bienal del Cartel di Città del Messico ed entra nella Top Ten del concorso internazionale Posterfortomorrow sulla pena di morte.
Partecipa a Tonalestate 2011 con tre tele ad olio che esprimono la condizione dell’uomo contemporaneo. L’artista intitola la sua mostra: “Volti verso il potere”. Si tratta di ritratti, terribilmente disperati, ora di chi ha una insaziabile volontà di potere, ora di chi ne subisce le conseguenze. Da quei volti si scatena un tacito grido che ricorda il Laocoonte del giardino del Belvedere in Vaticano: non un grido orribile come nel canto di Virgilio, il modo con cui la bocca è aperta non lo permette, piuttosto ne può uscire un sospiro angoscioso e oppresso. La pacata sofferenza di quei tratti ci tocca, anche se preferiremmo non vedere che dentro a quell’urlo ci siamo anche noi. Il potere tende a spezzare l’unità dell’uomo, approfittando singolarmente dei suoi giusti bisogni.
L’urlo che oggi, e da sempre, sentiamo, ci chiama personalmente, ci fa alzare lo sguardo dalle bassezze in cui siamo. L’uomo deve essere elevato ad un Ideale superiore che le tele di Vladimir Sabillón ci ricordano.