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2001 Odissea nell’Umano

4 Luglio 2010 Nessun Commento

Quest’anno, lo sguardo culturale di Tonalestate sarà sinteticamente rivolto all’uomo, nel cui "io", mosaico mezzo distrutto, da ricostruire e da restaurare, c’è ancora, forse come sempre, quel senso di inadeguatezza per cui la realtà così com’è non è mai sufficiente, per cui ogni amore è minacciato e per cui la possibilità di una continua regressione esiste.
Ma, mentre ci è realisticamente necessario riconoscere questa umana inadeguatezza, occorre però, ben sapendola, rimanere tuttavia capaci di illuminarci immediatamente per ogni più piccola cosa bella; e Tonalestate vuole aiutare anche a questo.
Abbiamo perciò scelto, per quest’anno, il titolo “2001 odissea nell’umano”.
Questo 2001, alba di un terzo millennio che si presenta carico di impensabili mali e di molte promesse, cioè di improrogabili sfide, impegna a ripensare l’uomo, la sua ragione e la totalità del suo io, dato che gli eventi li disegnano in dissidio tra l’urlo violento del selvaggio primitivo e il grido nostalgico verso il bello misterioso.
A quel 2001 che era stato scelto come futuro anno significativo per la trama da cui Stanley Kubrick trasse il capolavoro cinematografico “2001 odissea nello spazio” noi siamo arrivati; ci siamo. Ed è proprio una piccola odissea, cioè un viaggio simile a quello di Odisseo, il viaggio che Tonalestate intende compiere: il viaggio di ritorno verso la Itaca del nucleo misterioso dell’uomo.
Riandando all’Ulisse omerico, soprattutto a quello dell’Odissea, e completandolo con la visione dantesca dell’uomo che, con la sua “compagnia picciola”, va ad affrontare le insormontabili colonne d’Ercole, abbiamo pensato che, mai pago della sua ricerca, Ulisse sia immagine della ragione umana e dell’io: egli può perciò accompagnare il nostro viaggio attraverso le sfide che il nuovo millennio prospetta, nella ricerca di capire meglio l’uomo e il suo bisogno di realizzarsi.
Questo nostro viaggio desidera convergere con l’urgenza della cultura per restaurare il mosaico umano, questo nostro «io», in modo tale che non rimanga astratta in noi l’esigenza di una realtà piena di significato, in modo tale che ogni pathos generoso non si lasci abbattere dalle terribili smentite che incontra e in modo tale che si perseveri nella speranza, che è lotta umana per ricevere un dono, una grazia.
E, potendo forse ricevere la grazia di restaurare il mosaico dell’io umano, sarà più difficile diventare cinici di fronte alla consapevolezza del fatto che l’uomo sia misero e sarà più facile capire che, proprio per questa sua coscienza della propria miseria, l’uomo è insieme grande.
Lo sguardo culturale di Tonalestate alla realtà umana sarà dunque uno sguardo malinconico e illuminato di speranza allo stesso tempo, come quello, nel quale ciascuno può immettere il proprio, dato che lo vediamo di spalle, del “Viandante sul mare di nebbia” del pittore Caspar David Friedrich; questo dipinto del 1818, forse il più emblematico di tutto il romanticismo, mostra la solenne solitudine di ognuno, sull’abisso nebbioso degli eventi, nell’anelito verso un mistico “altrove” e nella contemplazione di qualcosa di terreno e, pure, di superiore, superiore alla comprensione stessa della ragione.
Lo sguardo culturale di Tonalestate alla realtà umana, dunque, sguardo malinconico ma illuminato di speranza, vorrà toccare molti tra gli aspetti più tipici dell’avventura umana, come il rapporto di convivenza sociale, i presupposti per una civiltà dell’integrazione e non di sfruttamento, la ricerca della ragione e la domanda della fede, la scienza e il cinismo tecnocratico, il dialogo interreligioso e i diritti umani, la politica e l’economia, le nuove frontiere della genetica e della bioetica.
La riflessione sarà dunque una piccola lotta di speranza dell’umanità, per non ostacolare la grazia che dovrà venire; e, con le parole di Eugenio Montale, possiamo oggi ripetere che ?un imprevisto è la sola speranza?. E, perciò, accanto a quella di Ulisse, altre figure potranno aiutare ad abbozzare il volto di quell’io che, potendo anche perdersi nel flusso dionisiaco che pretende il ?tutto e subito?, può accogliere il nuovo che l’aspetta, come quella di Abramo, il quale, nel viaggio di tutta la propria esistenza e partendo ?senza sapere dove andava?, prefigurò già il volto, così vicino a quello dell’uomo, di Gesù.
E, così, il piccolo Tonalestate, che rimane comunque interno a una vacanza, in cui non si trascurano le passeggiate, i monti, i parchi, la storia, le feste e il cibo locale, può simboleggiare quell’Itaca che meritò il verso di Costantino Kavafis:
“Itaca ti ha dato il bel viaggio.
Senza lei, mai ti saresti messo
Nel viaggio: Cos’altro aspetti?”.

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