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MESSAGGIO DI MICHEL WARSCHAWSKI A TONALESTATE 2006

4 Luglio 2010 Nessun Commento

Non esistono guerre pulite, anche se ci sono a volte guerre giuste. La guerra è un mezzo barbarico che l’umanità si concede al fine di risolvere i suoi problemi, realizzare i suoi fantasmi di potere e di controllo o, al contrario, i suoi sogni di libertà e indipendenza.

Ma di tutte le guerre, le più orribili sono le guerre di civilizzazione, quelle che considerano il nemico non come un avversario contro il quale si ha un contenzioso in corso, ma come gente barbara che occorre sradicare in quanto cultura, civiltà e identità, se non addirittura sterminarla in quanto comunità umana.

Le crociate o altre “jidash” (guerre sante) e oggi la guerra di Bush “della democrazia contro l’asse del male” oppongono sempre civiltà e barbarie: il nostro campo è quello della civiltà, l’altro quello delle barbarie.

L’aggressione israeliana contro il Libano (io volontariamente non utilizzo il concetto di guerra perché la guerra implica un minimo di reciprocità nell’uso della forza) fa parte di questa nuova crociata contro i popoli barbari, una crociata che è partita da Washington e si è incamminata prima verso l’Afghanistan, poi verso l’Iraq e in seguito, con la collaborazione israeliana, verso la Palestina, per sfociare, oggi, nella tragedia di Cana.

Si tratta, al dire dei suoi capi e dei suoi profeti, di una guerra globale, planetaria, di una guerra preventiva, senza un obiettivo chiaramente definito e identificato. E’ una guerra di civilizzazione che legittima la presa in ostaggio delle popolazioni civili (compreso il popolo israeliano stesso), fino al loro massacro, come indica tragicamentela sorte delle persone dei quartieri a sud di Beyrouth o di Cana, e come altrettanto tragicamente indicano i 130 civili assassinati a Gaza in luglio.

“Proteggiamo i nostri figli”: è questo il grido di supplica di Nurit peled, la madre di Smadar, giovane liceale assassinato, dieci anni orsono, in un attentato suicida a Gerusalemme. “proteggiamo i nostri figli” deve diventare la nostra parola d’ordine, di noi tutti, figli e figlie di questo pianeta che i nostri dirigenti rischiano di distruggere con le loro stesse mani. Una parola d’ordine che non può fare distinzione tra i figli del nord e i figli del sud, tra i figli di ebrei, cristiani e mussulmani, tra i figli dei ricchi e i figli dei poveri. Proteggiamoli da questa guerra che, per la prima volta nella storia dell’umanità, si annuncia come guerra senza fine, la si vuole eterna.

Proteggiamoli questi figli, ma alla maniera di questa madre Nurit e di suo marito Rami Elhanan, che insieme ad altri genitori israeliani e palestinesi, in lutto per la perdita dei propri cari, dichiarano guerra alla guerra, alla maniera dei loro altri figli Elik e Gai che hanno costituito, insieme ai vecchi compagni militari della causa palestinese e ad antichi soldati israeliani, il movimento dei “Combattenti per la Pace”.

Proteggiamo i nostri figli non attraverso guerre preventive o manovre di vendetta, non imprigionandoli dietro muri alti sette metri, non fuggendo il campo di battaglia ma, al contrario, mettendosi sul campo della guerra alla guerra, guerra all’oppressione, guerra all’ occupazione, guerra all’umiliazione e all’esclusione.

E’ solo lottando senza concessioni contro la guerra globale che noi sapremo garantire la vita ai nostri figli.

Gerusalemme, 3 agosto 2006

(Traduzione curata da Maria Chiara Riva)

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