Giovani al lavoro volontario per Tonalestate
Siamo due studentesse.
Tutti i giorni, andiamo a scuola e tutti i giorni incontriamo persone, fatti e atteggiamenti che, a volte simili tra loro e a volte invece discordanti, ci attirano nella distrazione in cui sembrano essere immersi tutti. Anche il nostro studiare e i nostri interessi personali vengono spesso resi sterili da questo freno esterno, di cui avvertiamo, a volte pesantemente, l’azione.
Per chiarirci meglio, ci aiutiamo con le parole del poeta Par Lagerkvist, parole che ci hanno spesso accompagnate: “La nostra dimora è la lotta, la nostra dimora è colma di grida. Anche noi lottiamo, qui abbiamo la nostra parte, nelle tenebre come nella breve vittoria della luce”. La lotta che, forse ancora superficialmente, stiamo affrontando è quella di uscire da noi stesse per incontrare il mondo.
E la nostra personale irripetibile storia non si è voluta fermare in passato di fronte a tale ostacolo, né lo sta facendo ora: ciò non per una nostra bravura personale, ma per una “silenziosa” amicizia, tra noi e con altri giovani, che riesce a sconvolgere quella che sarebbe invece una nostra comoda routine.
In questa amicizia, che accade ogni giorno, cresce in noi la voglia di essere protagoniste nella nostra vita e, quasi per un effetto a catena, in tutta la realtà intorno a noi; l’entusiasmo dell’amicizia ci ha provocato l’innegabile desiderio di andare verso l’altro, per conoscerlo, nella sua realtà e nei suoi problemi.
Ecco perché vediamo, nei giorni culturali di Tonalestate, la possibilità di una risposta, in primo luogo, a noi stesse. E abbiamo partecipato anche quest’anno, gratuitamente, ai suoi lavori di preparazione: il lavoro pratico non si è certo per noi concluso con la preparazione di questi giorni; ciò è un inizio, perché anche durante lo svolgimento di Tonalestate saremo all’opera, come volontarie. Facciamo ciò entusiaste di quanto, pezzo dopo pezzo, si concretizza sotto i nostri occhi e, allo stesso tempo, affaticate, anche per il rapporto con persone di età molto maggiore, rapporto che ci esige non poca “obbedienza”, per imparare, obbedienza che è sempre un po’ un sacrificio; collaborare a Tonalestate è anche questa possibilità di lavorare a fianco di uomini e di donne che operano nella società e che vivono di uno sguardo nuovo alla realtà: ciò ci mette in gioco e, allo stesso tempo, ci fa crescere.
Certamente, l’aspetto per noi più affascinante delle giornate in cui Tonalestate si svolgerà sarà l’incontro con i giovani che vengono da altre parti del mondo: è per noi un dono e un luogo di confronto; in essi, in altre facce e in altre storie, abbiamo la possibilità di riconoscere una corrispondenza di “grido umano”, cioè del nostro medesimo desiderio.
Ma anche nei numerosi ospiti e relatori siamo certe di trovare pure quest’anno la testimonianza della maturazione di un’umanità vera. Abbiamo già potuto vedere ciò di persona lo scorso anno; in particolare, sconvolgenti per noi sono state le testimonianze del professor André Chouraqui e di Michel Warschawski (due personaggi che speriamo di incontrare ancora quest’anno): sconvolgenti perché non avevamo mai intuito la possibilità di un nostro intervento diretto in merito al problema del dialogo israeliano-palestinese (che ci è spesso stato presentato tra i banchi di scuola come lontano e indifferente alla nostra condizione); anche il solo vedere, come spettatori, il dialogo fra questi due personaggi, dialogo che Tonalestate ha reso possibile, ci ha profondamente commosse e ci ha fatto sentire protagoniste, anche se è stato difficile ascoltare parole e problemi di persone che affrontano una realtà che, oltre a essere diversa dalla nostra, è estremamente drammatica.
di Giovanna Cavalletti e Cecilia Ferrari